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LAVORO, POLITICHE ATTIVE E PASSIVE VANNO RIBILANCIATE

A Monfalcone, una tavola rotonda promossa da Cisl, Felsa Cisl e Fist Cisl del Fvg. Focus sulla somministrazione: senza risposte forti, a rischio un settore che paga già un drastico taglio dell’occupazione

 E’ una ricetta molto chiara quella emersa oggi dalla tavola rotonda, promossa da Cisl, Felsa Cisl e Fist Cisl sulle politiche attive del lavoro: solo portando a bilanciamento le politiche attive con quelle passive il tessuto occupazionale può essere davvero salvaguardato e fatto crescere.

In questa operazione giocano un ruolo fondamentale due interpretazioni innovative: ovvero che le politiche attive non riguardano solo chi deve ricollocarsi e che va rafforzato il connubio tra pubblico e privato, compresa la bilateralità, e tra formazione e servizi, in una logica di accompagnamento della persona lungo tutta la sua vita lavorativa e di integrazione spinta tra strumenti esistenti e di recente attivazione.

Il perno del sistema viene visto in quel diritto soggettivo alla formazione, faticosamente conquistato in molti contratti, che significa aggiornamento continuo delle competenze anche di chi sta ancora lavorando e con l’obiettivo di preservarlo da crisi future. Insomma, ben venga la formazione come strumento di ricollocazione, ma non basta. La solidità occupazionale si ottiene con il rafforzamento dei profili attivi e parallelamente l’orientamento dei lavoratori esclusi dal mercato sulla base dei reali fabbisogni del territorio. Ne sono convinti il segretario della Cisl Fvg, Alberto Monticco e Luca Antonicelli della direzione generale Lavoro della Regione, che rilevano anche la centralità della contrattazione in una partita sempre più strategica. Le politiche attive – per riprendere le parole di Mario Barbieri, responsabile nazionale di Umana – sono pianticelle fragili che devono essere coltivate e alle quali dare fiducia. In questi anni se ne è fatta tanta di strada, ma occorre crescere ancora di più e soprattutto ragionare su come integrare al meglio formazione, con le nuove sfide ricordate anche dal direttore generale di Ial Fvg, Gabriele De Simone – e buoni servizi individuali di ricerca di lavoro. Un esempio in questo senso viene dal cosiddetto Diritto Mirato alla Formazione, richiamato dal segretario nazionale della Felsa, Mattia Pirulli, ovvero uno strumento di recente istituzione, che mette al centro della prestazione il lavoratore e che riguarda il lavoro in somministrazione, cui la tavola rotonda dedica un focus di approfondimento. Riflettori, dunque, puntati su un settore già penalizzato dalla volatilizzazione di circa 2.500 posti di lavoro lo scorso anno in Fvg, a fronte peraltro di un aumento del part time e di una drastica diminuzione delle ore lavorate, e a rischio di “catastrofe occupazionale”, se non si correrà subito ai ripari.

“Senza un sistema di risposta sufficientemente forte, il rischio del combinato tra sblocco dei licenziamenti e riduzione degli ammortizzatori sociali istituiti in occasione della pandemia sarà quello di una catastrofe occupazionale: rileviamo nel mercato fragilità pregresse dal punto di vista delle competenze e della formazione che presto verranno al pettine, mentre la pandemia ha fatto emergere nuovi fabbisogni che oggi vengono coperti troppo poco. Ci chiediamo quale possa essere il nostro ruolo e quello delle imprese nel costruire e supportare un sistema di politiche attive integrato ed in sinergia con quello pubblico” – entra subito nel merito il segretario regionale della Felsa Cisl, Tommaso Billiani.

Fabbisogni e necessità ben evidenziati anche dai numeri, se si considera che a fronte di 269 pratiche di sostegno al reddito (politica passiva Formatemp) avanzate in Friuli Venezia Giulia negli ultimi 12 mesi, 24 sono i progetti di diritto mirato attivati nello stesso periodo (13 a Udine, 8 a Pordenone, 2 a Gorizia e 1 a Trieste) e 73 MOL (30 a Udine, 20 a Trieste, 18 a Pordenone e 5 a Gorizia), vale adire le procedure di riqualificazione tramite Formatemp per evitare il licenziamento dei tempi indeterminati che rimangono temporaneamente senza assegnazione. Pur confrontando procedure e richieste diverse, appare evidente il disequilibrio tra l’utilizzo degli strumenti di politica passiva e quelli di politica attiva. E se è pur vero che alcuni strumenti come quelli agganciati saldamente alla formazione, ovvero i progetti di diritto mirato, sono una misura di recente entrata in vigore e pertanto poco conosciuti, è altrettanto vero – rileva il Sindacato – che talvolta, accanto alla non conoscenza degli strumenti, si somma anche una scarsa sensibilità attorno ad essi. Eppure – commenta ancora Billiani – la posta in gioco è davvero alta, tanto da richiedere anche una forte alleanza con le agenzie interinali per l’utilizzo, ad esempio, del cosiddetto Diritto Mirato alla Formazione,strumento di politiche attive, di formazione e riqualificazione professionale, rivolto a chi termina un rapporto in somministrazione e finanziato dal fondo bilaterale Forma.Temp con una dotazione attuale che si aggira attorno ai 40 milioni di euro a livello nazionale e che è ancora grandemente sottoutilizzato.

“La necessità di un riequilibrio e di una maggiore forza da imprimere alle politiche attive del lavoro, anche attraverso il rafforzamento dei centri per l’impiego e delle loro competenze – incalza il segretario generale della Cisl Fvg, Alberto Monticco – vale per tutti i comparti del mercato del lavoro, oltre che, naturalmente, per il lavoro in somministrazione. Siamo di fronte ad una platea di persone da ricollocare che rappresenta una fetta importante del nostro tessuto sociale e che non vanno lasciate sole, né affidate in via esclusiva agli ammortizzatori sociali e, in generale, alle politiche passive del lavoro: pensiamo solo alle quasi 23mila persone coinvolte dal reddito di cittadinanza in questo primo semestre del 2021 o ai quasi 13mila flussi di prima liquidazione della Naspi. Numeri che profilano un panorama di necessità che richiedono risposte tempestive e concrete da parte di un sistema forte, fatto di strumenti istituzionali precisi, formazione mirata e reale, sindacato e imprese pronte a collaborare”.