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LE ALLEANZE SEGNANO IL FUTURO E LO SVILUPPO DEL NORDEST

Come far ripartire il Nordest? Quali sono gli assi su cui puntare per interpretare al meglio le nuove sfide poste dal mercato del lavoro? Quanto contano le alleanze, anche territoriali, nel quadro di un mondo che sta cambiando velocemente? Sono questi gli interrogativi di partenza dell’incontro “Tendenze, transizioni, attrattività. Quale progetto per lo sviluppo del Nordest?”, promosso dalle Cisl del Friuli Venezia Giulia e del Veneto, e che oggi pomeriggio ha visto dialogare tra loro, a Pordenone, il segretario nazionale della Cisl Luigi Sbarra e i governatori Massimiliano Fedriga e Luca Zaia.

Le chiavi per garantire la crescita e competitività del Nordest – è emerso in sostanza – riguardano il rafforzamento delle competenze e la valorizzazione dei giovani, veri punti critici su cui concentrare l’attenzione e che sono stati messi in luce anche nella ricerca “Tessere insieme futuri possibili” presentata dalla Fondazione Nordest. Dal 2000, infatti, l’arretramento di posizioni di tutte le regioni italiane, rispetto a quelle europee, è un dato purtroppo consolidato e determinato da una crescita, sebbene positiva, molto contenuta del PIL. Esemplificando, se le due regioni Nordestine, cioè, fossero cresciute quanto le loro omologhe teutoniche, ciascun abitante del Fvg e del Veneto creerebbe oggi quasi 8mila euro in più di prodotto interno lordo all’anno, 5mila al netto della pressione fiscale e contributiva. Una circostanza, questa, che impone a Fvg e Veneto, assieme, di puntare ad una crescita più alta, al ritmo europeo. Secondo problema, quello dei giovani, la cui valorizzazione sul territorio risulta strategica considerando anche le nuove partite da giocare nel mercato del lavoro, unitamente alle grandi transizioni digitale e green, che richiedono persone con competenze nuove. Tra il 2011 e il 2019 le due regioni registrano un saldo negativo tra laureati “esportati” verso l’estero e quelli importati: parliamo, nello specifico, di 2.198 laureati per il Fvg e 9.520 per il Veneto. Un’emorragia costosa alla quale bisogna porre un freno, che all’Italia in generale costa circa 3miliardi l’anno.

«Nei decenni scorsi – ha spiegato in apertura dei lavori, il segretario generale della Cisl Veneto, Gianfranco Refosco –  il Nordest ha trainato la crescita economica del Paese. Ora, in un momento di profonda metamorfosi del sistema economico, sociale e lavorativo, c’è il rischio di una crisi di vocazione per i territori del Friuli Venezia Giulia e del Veneto. È perciò il momento di mettere in campo una visione strategica condivisa, che vada oltre i confini amministrativi e realizzi progetti comuni. Per il lavoro, per i giovani, per il rafforzamento della coesione sociale». “Una delle scommesse per il NordEst – è il pensiero del segretario generale Cisl Fvg, Alberto Monticco – non può che riguardare la formazione delle competenze, sia dei lavoratori sia delle imprese e delle istituzioni, come leva di competitività del sistema e attrattività del territorio complessivamente inteso. Credo che formazione, assieme a quello di politiche attive de lavoro più incisive, sia indispensabile per superare il mismatch oggi esistente tra domanda ed offerta di lavoro, ancorare i giovani al territorio e rendere il territorio stesso non solo attrattivo, ma anche competitivo”.

L’importanza di unire le forze verso obiettivi comuni è stata sottolineata anche dal segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, intervenuto nella tavola rotonda. “Questo approccio, declinato a due regioni industriose, affini e complesse come Friuli Venezia Giulia, chiama alla massima cooperazione”. Richiamo alle sinergie ripreso anche dai governatori Fedriga e Zaia, che hanno rilanciato l’opportunità di lavorare su alcuni temi ed obiettivi comuni, come, ad esempio, infrastrutture e misure contro la carenza di manodopera. Criticità, questa, su cui si è soffermato anche il presidente Fedriga, sottolineando la necessità di prestare attenzione al sistema produttivo della grande, media e piccola impresa, colonna portante di Fvg e Veneto. “Oltre alla carenza di materia prima – ha spiegato – c’è una forte carenza di manodopera e di disponibilità di lavoro. Oggi tutte le aziende hanno difficoltà a recepire personale e su questo bisognerà intervenire. Allo stesso modo mi auguro che a livello europeo si possano prendere misure per calmierare i prezzi, perché lasciare la borsa di Amsterdam in mano alla speculazione mi sembra sbagliato”.

“Per il rilancio del Nordest – ha incalzato il governatore Luca Zaia – anzitutto bisogna chiedere al Governo che metta presto mano a un provvedimento che vada a calmierare quello  che la guerra e il covid ci hanno lasciato in eredità . Dall’altro lato diventare territorio di riferimento: non siamo più la periferia dell’impero, abbiamo oggi un Governo che condivide la nostra visione, e penso che su infrastrutture, ambiente, sociale, sanità e molto altro ancora abbiamo molto da dire, visto che a dispetto di quanto qualcuno sostiene non è vero che siamo territori che hanno avuto più di altri”.

Il palco di Pordenone è, dunque, stato anche l’occasione per lanciare chiari messaggi al Governo appena insediato. “Domani ascolteremo anche noi con attenzione le dichiarazioni programmatiche in Parlamento della neo Presidente del Consiglio Meloni. Le sue prime parole sul “metodo della responsabilità e sul riconoscimento del valore del dialogo sociale sono importanti e positive. Il Paese ha bisogno di unita’, coesione e dialogo costruttivo anche con le parti sociali”- ha detto Sbarra.

“La prossima Legge di Bilancio sarà il primo passaggio importante, oltre che nel merito, anche sul piano del metodo, per capire come il nuovo esecutivo intenderà muoversi. Per noi rimane centrale la proposta di un grande patto sociale per risolvere con il contributo  di tutti emergenza e prospettiva, per affrontare questa fase difficile ed inedita della storia del paese. Bisogna aprire subito un confronto sul tema della crescita e del rilancio degli investimenti pubblici e privati , guardare allo sviluppo sostenibile  , accelerare l’attuazione partecipata del Pnrr , sostenere il lavoro nel profilo quantitativo e qualitativo con un con un forte Intervento su politiche attive , formazione , crescita delle competenze. Serve una nuova ed efficace politica dei redditi per tutelare il potere di acquisto delle retribuzioni , ridurre le tasse a lavoratori , pensionati e famiglie e arrivare a un accordo sulla riforma delle pensioni per scongiurare lo “scalone Fornero” nel 2023 per  dare al sistema previdenziale maggiore flessibilità e inclusione per giovani e donne. E ancora: politica industriale ed energetica , infrastrutture materiali e sociali, Mezzogiorno, rilancio della scuola e della sanità, sostegno alla non autosufficienza. Dobbiamo consolidare ed estendere le misure d’emergenza varate in questi mesi con un nuovo Decreto Aiuti. E spingere sull’Europa per una svolta nel segno della coesione, come è stato nei mesi più neri della pandemia. Vuol dire conquistare un price cap del prezzo sul gas che ridefinisca il senso di solidarietà tra paesi membri. Rifinanziare e rendere strutturale il Piano Sure. Coordinare una politica fiscale che introduca finalmente una global minimum tax sui colossi multinazionali della logistica e dell’economia digitale”.  Sbarra ha ringraziato la Cisl regionale del Veneta e quella del Friuli Venezia Giulia per l’incontro di oggi importante non solo per i temi trattati ma anche per la volontà espressa da tutti i partecipanti, a partire dai Governatori regionali di progettare il futuro nella responsabilità e nel consenso sociale ascoltando e confrontandosi con la progettualità di chi, su ogni territorio, in ogni luogo di lavoro, presidia i bisogni delle persone, lavoratori e disoccupati, pensionati e famiglie.

“La fiammata dei costi energertici mette a rischio anche nelle regioni del nord- est intere filiere, a partire da quelle energivore, dalla manifattura alla chimica, dalla cantieristica navale al tessile, dall’agricoltura alla trasformazione alimentare. Non c’è settore che sia fuori dalla portata da un’onda anomala che in parte già sta infierendo sul Paese- ha sottolineato Sbarra- Uno tsunami sociale che mette a rischio oltre un milione di posti di lavoro, impatta in modo devastante sul potere acquisto di pensionati e famiglie, mette in pericolo decine di migliaia di aziende.  Serviranno nuove relazioni industriali, partecipate, costruttive, innovative. E servirà, sia da parte del nuovo Governo nazionale, sia dalle Regioni la capacità di rafforzare, la via del dialogo, del confronto, del coinvolgimento pieno e fattivo delle parti sociali.”