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CURA ITALIA: BUON PUNTO DI PARTENZA, MA NON BASTA PER AUTONOMI E SOMMINISTRATI

Tra le categorie più colpite dalle conseguenze economiche dell’emergenza da Covid-19 ci sono sicuramente i lavoratori autonomi, gli atipici e i somministrati.

Il decreto “Cura Italia” ha sicuramente introdotto ottimi elementi per i primi, mentre la consolidata contrattazione sindacale nella somministrazione, con l’esistenza di ammortizzatori dedicati e l’estensione della Cassa in deroga a favore dei somministrati nella nostra Regione hanno consentito di parare il colpo quantomeno nelle prime fasi dell’emergenza. Tuttavia, non è abbastanza e FeLSA CISL FVG, categoria sindacale di riferimento per questi lavoratori, si dice molto preoccupata per quello che potrà accadere nel mese di aprile.

Innanzitutto, segnala che molti contratti somministrati sono scaduti il 31/03 e altri scadranno a breve e che le aziende non li stanno prorogando. Non si tratta solo di scelte di natura economico-produttiva, ma spesso di limiti normativi legati proprio alla fruizione da parte dell’azienda di strumenti di integrazione salariale. Si ricorda che la “proroga” di un contratto è nozione distinta da quella di “assunzione”, in quanto la prima fa riferimento ad un contratto antecedente mentre la seconda ad uno che viene posto in essere ex novo. Dunque, il divieto di assunzione in somministrazione imposto alle aziende in cassa integrazione dal D.Lgs. 81/2015 non si riferisce ai contratti già in essere prima dell’apertura dell’ammortizzatore che vengano prorogati. “Per questo lanciamo un appello tanto alle aziende quanto alla politica: facciamoci carico di quella che può diventare una vera piaga sociale, creando le condizioni per una continuità occupazionale in questa fase difficile; possibilmente, facendo cadere provvisoriamente anche il limite delle causali imposto dal Decreto-Di Maio” chiede il Segretario Generale Regionale Tommaso Billiani.

C’è poi il tema degli autonomi, che FeLSA CISL rappresenta per il tramite dell’associazione “vIVAce”: “Ottimo punto di partenza l’indennità di 600€ per il mese di marzo a partite IVA, collaboratori sportivi e co.co.co.; evidenziamo però che si tratta di una misura fine a sé stessa se non resa strutturale per almeno tre mesi, aumentandone l’importo per i redditi più bassi. Altro tasto dolente quello dei collaboratori autonomi occasionali (le cosiddette ritenute d’acconto), unica categoria lasciata scoperta dalle tutele del Cura Italia” – conclude Billiani.