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Weissenfels, forno sequestrato: allarme dei sindacati

TARVISIO «Ci allarmano le notizie che arrivano da Fusine e siamo seriamente preoccupati per possibili e eventuali sviluppi che potrebbero danneggiare, se non addirittura compromettere la tenuta occupazionale della Weissenfels Tech Chains».
È quanto affermano i rappresentanti delle organizzazioni sindacali delle segreterie Alto Friuli, Saverio Scalera di Fim Cisl e Paolo Morocutti di Fiom Cgil, pronti a fare sentire la voce dei lavoratori l’indomani del precipitare della situazione all’azienda di Fusine a causa delle decisione di porre sotto sequestro giudiziario un forno a induzione per il trattamento termico delle catene dopo la richiesta dell’imprenditore Zanetti titolare della Weissenfels Traction che sta trasferendo nel trevisano gli impianti per la produzione di catene neve e di protezione per ruote di macchine operatrici e i cui 33 dipendenti sono da tempo in cassa integrazione. 
Ma ora senza la disponibilità del forno, impianto fondamentale, rischia di bloccarsi anche l’attività produttiva di catene tecniche di sollevamento che occupa gli attuali 83 dipendenti della Weissenfels Tech Chains e non solo. Il titolare dell’azienda che sta rilanciando lo storico marchio della Weissenfels, infatti, dopo la citazione a giudizio per un infortunio mortale accaduto in Texas a causa di un diffetto di fabbrizazione delle catene realizzate dalla Weissenfels spa, l’azienda posta in liquidazione e acquistata attraverso un cordato dal gruppo Azzano, ha presentato un atto di denuncia alla Procura di Tolmezzo onde segnalare gravi irregolarità della procedura di concordato preventivo della Weissenfels Spa in liquidazione. La denuncia, come riferito ierio dal Messaggero Veneto, chiama in causa il comportamento del liquidatore giudiziale del concordato Ercole Masera, dell’imprenditore Paolo Zanetti e del commissario giudiziale Fabio Bitussi. Una vicenda, dunque, molto grave che potrebbe avere ripercussioni pesanti sulla Weissenfels Tech Chains la cui immagine potrebbe risultare fortemente danneggiata con gravi rischi anche per i lavoratori. Una situazione che preoccupa parrecchio le organizzazioni sindacali. «Non conosciamo le questione come effettivamente sono – dicono Saverio Scalera e Paolo Morocutti -, ma leggiamo sulla stampa di comportamenti e atti irresponsabili e lungi dall’attribuire responsabilità e colpe a chicchessia – non è il nostro compito -, chiediamo chiarezza a tutti e a tutti, nessuno escluso, chiediamo anche un forte senso di responsabilità». Come dire che è giusto che sia fatta chiarezza sull’intera questione, ma è necessario evitare di compromettere il posto di lavoro degli 83 dipendenti.