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Riunito il Consiglio Generale UST Alto Friuli

di Franco Colautti

Gemona, 20.7.2009

Dopo la recente elaborazione da parte dell’ISAE del nuovo indicatore previsionale dell’inflazione IPCA, abbiamo deciso di dedicare i lavori di un Consiglio generale, il primo dopo il Congresso, con l’impegno a farlo in un’altra specifica occasione anche per l’Intesa che riguarda il settore pubblico, all’Accordo interconfederale del 15 aprile scorso che da attuazione all’Accordo quadro della riforma degli assetti contrattuali del 22 gennaio 2009.

Non per ridiscuterne i termini e le modalità con le quali si è raggiunto, cosa che abbiamo già avuto occasione di fare, ma per ragionare insieme sui modi con cui calarne i contenuti nel nostro territorio e renderlo effettivo ed esigibile.

Territorio che rappresenta la centralità del nostro operare e nel quale siamo chiamati a svolgere il nostro compito di rappresentanza e tutela sindacale.

Questo perché la dimensione territoriale assume, nel contesto disegnato dalla riforma, un significato particolarmente importante e cruciale: diventa l’ambito più idoneo a realizzare lo sviluppo economico ed occupazionale.

 La definizione di un sistema di relazioni che consenta fattivamente la diffusione della contrattazione aziendale o territoriale (o, per essere più corretti, di area geografica) e l’individuazione di criteri e metodi efficaci e condivisi di misurazione e ripartizione della produttività diventano ora il nostro obiettivo principale.

 I dati nazionali (CNEL) ci dicono che nelle imprese al di sotto dei 1.000 dipendenti la contrattazione aziendale si è ridotta da una frequenza del 40 – 60% del periodo 1998 – 2006 ad una frequenza di solo il 10% del 2006, evento certamente da attribuire alla sfavorevole dinamica della produttività del nostro Paese registrata negli ultimi anni ma, soprattutto, dalla fragilità del sistema di relazioni.

L’introduzione di nuovo assetto contrattuale (lo ricordo, in via pattizia) ed il rafforzamento delle relazioni sindacali partecipative assumono un valore ancora maggiore in presenza della grave crisi economica ed occupazionale che sta interessando l’Italia ed il mondo intero.

Potrà sembrare un paradosso parlare di contrattazione di secondo livello in un momento di crisi. Non lo crediamo. Anzi, siamo convinti che, se l’obiettivo finale dell’Accordo è “il rilancio della crescita economica, lo sviluppo occupazionale e l’aumento della produttività” questa rappresenti la vera risposta forte alla crisi.

Un’assunzione di responsabilità che accrediti i rappresentanti dei lavoratori ad un rinnovato ruolo sociale: esplorare nuove frontiere nelle relazioni industriali.

Con questo impegno, il sindacato abbandona il campo del mero conflitto per lanciare un clima di unità e di forti sinergie (cooperazione/partecipazione). Un nuovo assetto contrattuale, da un lato, ed una nuova struttura retributiva, dall’altro, potranno contribuire a superare la crisi e consegnare al Paese un clima politico – sindacale più cooperativo, ma non corporativo, nell’interesse delle nuove generazioni.

Un ruolo non solo di salvaguardia e tutela dei diritti ma di rinnovamento e sviluppo della competitività e produttività aziendale. Logiche di relazione per condividere le prospettive di sviluppo con cui continuare ad affrontare la crisi e preparare il terreno della (ci auguriamo) prossima ripresa.

Riguardo questi temi, ricordo solamente l’avviata discussione sulla democrazia economica e la partecipazione dei lavoratori nell’impresa, questione molto cara alla Cisl, che ci impegnerà prossimamente.

Con queste premesse, e per tutti questi motivi, ci è sembrato necessario coinvolgere la locale Confindustria per cercare, insieme, di creare le condizioni affinché si possa dare rapida e piena attuazione al percorso dianzi delineato.

Coinvolgimento che rappresenta la logica e naturale continuazione delle basi di collaborazione gettate in occasione della sottoscrizione del Protocollo (unitario) provinciale sulla crisi, ed ai reciproci impegni assunti.

Ringraziamo pertanto Confindustria Udine ed il suo Presidente, Adriano Luci (che non ha potuto essere presente a causa di precedenti impegni all’estero), che ha accettato l’invito ad avviare il confronto su questi temi delegando a rappresentarla il dott. Toffolutti, appena riconfermato Presidente del Comitato Piccola Industria.

Con la riforma del Titolo V della Costituzione, la legislazione regionale, tra cui anche quella del Friuli Venezia Giulia, si è appropriata sempre di più di spazi di negoziazione sociale e contrattazione collettiva. Basti pensare alle norme su sicurezza e tutela del lavoro, pari opportunità, conciliazione dei tempi di lavoro e di cura, ecc.

Questi interventi si sono estesi anche a definire strumenti per la gestione delle crisi attraverso processi concertativi. Il ”Piano di gestione della situazione di grave difficoltà occupazionale” regionale ne rappresenta un esempio avanzato.

La partecipazione del nostro Segretario generale regionale, Giovanni Fania, ci ha dato quindi anche modo di arricchire il dibattito con le sue valutazioni sul ruolo che la Regione e gli altri soggetti pubblici (provincie, comuni, ecc.) potranno svolgere rispetto al nuovo sistema di relazioni e sullo stato del confronto con Confindustria regionale.

Infine, la presenza del Segretario confederale Giorgio Santini, con il suo ampio, articolato ed apprezzato intervento conclusivo, ci ha permesso di confrontarci con gli scenari nazionali di attuazione dell’Accordo e di conoscere l’andamento delle trattative per l’avvio dei rinnovi contrattuali con le nuove regole.
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Ai lavori hanno partecipato i Segretari USR Morassi e Di Lucente; i Segretari generali di Udine, Muradore e di Pordenone, Pizzolitto, i Segretari di Gorizia, Gioacchino, e di Udine, Palmisciano.