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GESTIONE ACQUA FVG, LA FEMCA CISL CHIEDE UN SOGGETTO UNICO, RADICATO SUL TERRITORIO E SOTTO LA REGIA REGIONALE

Franco Rizzo: “Lavorare su un progetto organico per superare la frammentazione dei servizi pubblici e favorire innovazione e sostenibilità”. L’appello nel corso di una tavola rotonda promossa dalla categoria cislina, oggi a Udine

Lavorare su un progetto organico per superare la frammentazione dei servizi pubblici e consentire quel salto su scala industriale indispensabile all’innovazione, ricerca e sostenibilità, ma anche per realizzare più investimenti tesi a modernizzare le reti, generare sviluppo economico e offrire servizi di qualità per i cittadini. Stiamo parlando della gestione dell’acqua, bene di primaria importanza, e che oggi sconta una serie di criticità cui mettere mano e dettate, da una parte, dalla sempre crescente domanda e dalla variabilità climatica e, dall’altra, dalla necessita di sistemare reti vetuste e dispendiose.

>Un sistema idrico integrato per il Fvg Di questo se ne è discusso nel corso di una tavola rotonda promossa dalla Femca Cisl Fvg e dalla quale è stato lanciato dal sindacato un appello chiaro: la Regione Fvg assuma il ruolo di regia nella costruzione di un soggetto unico regionale a gestione pubblica per un intervento straordinario sulle infrastrutture idriche. “La strada da percorrere – spiega il segretario della Femca Cisl, Franco Rizzo, è quella di un sistema idrico integrato, in grado di superare le debolezze e criticità oggi esistenti e convertirle in opportunità di crescita e sviluppo. Questo sapendo che l’acqua è oggi un elemento cruciale della nostra vita: una risorsa che negli ultimi 30 anni è diminuita del 20% ed è al centro di preoccupazioni globali che ruotano attorno alla sua disponibilità e qualità”.

>La fotografia dell’acqua in Italia e Fvg Preoccupazioni che si riflettono anche nel contesto nazionale e locale. In Italia – rileva la Femca Cisl Fvg –  abbiamo una struttura acquedottistica datata, con circa il 42% di perdite di rete, caratterizzata da limiti tecnologici, da una gestione frammentata e da una scarsa efficacia industriale dei soggetti attuatori. Inoltre, utilizziamo solo il 5% delle acque reflue che potrebbero essere usate a fini irrigui a cui si somma l’emergenza dovuta all’inadeguatezza del nostro sistema fognario e di depurazione ha esposto il nostro paese a pesanti sanzioni da parte della comunità europea. Tuttavia, la situazione non appare migliore in Friuli Venezia Giulia: i sette gestori, di cui sei pubblici, prelevano complessivamente per il solo settore idrico circa 225 milioni di metri cubi di acqua all’anno, ma quello che arriva all’utente finale, cioè fatturato, è poco più del 50%, mentre il resto viene disperso in una rete vetusta e con molte criticità. Questo significa che in Fvg per erogare 286 litri giornalieri pro capite, già superiori alla media nazionale e quasi doppia rispetto a quella europea, bisogna prelevarne 550 al netto dei costi energetici per il sollevamento e la potabilizzazione. “Una situazione preoccupante – commenta ancora Rizzo – che non possiamo più permetterci e che richiama tutti a un maggior senso di responsabilità, ad una convergenza di intenti e di vedute tra i vari attori dell’ecosistema dell’acqua. Se vogliamo evitare di rincorrere l’emergenza idrica bisogna rimettere al centro dell’agenda politica decisioni radicali non più rinviabili”.

>L’attuale sistema di gestione in Fvg Il sistema di acquedotti del Friuli Venezia Giulia si sviluppa su 13 mila e 700 chilometri, servendo  una popolazione di circa 1.200.000 abitanti, con una presenza di ben 7 gestori nel settore idrico: Cafc, con 120 comuni, copre il 39,1% della popolazione,  AcegasApsAmga, con 3 comuni, il 18,11%, Livenza Tagliamento, con 30 comuni, il 16,9%, Irisacqua, con 25 comuni, copre l’11,5%, Hidrogea, con 20 comuni, l’8,7%, Acquedotto Poiana, con 12 comuni, il 4,6%, Acquedotto del Carso, con 3 comuni, lo 0,9%. Gli investimenti medi sono al di sotto dei 50 euro/abitante, lontani dalla media europea. La bolletta dell’acqua, secondo l’osservatorio prezzi e tariffe di cittadinanza attiva, è incrementata del 6,6% rispetto al 2021, con una spesa media per famiglia di 448 euro. In Friuli-Venezia Giulia, si va dai 606 euro di Trieste, cifra tra le più alte d’Italia nel silenzio di politica e istituzioni, ai 341 euro di UdineA Gorizia si spendono 473 euro e a Pordenone 370 euro.

Una multiutility regionale Bene, per la Femca Cisl Fvg, le collaborazioni già avviate tra i soggetti gestori, come, ad esempio, il “Masterplan degli acquedotti Fvg”, che consente una sorta di mutuo soccorso tra  gestori in caso di necessità, o i progetti legati ai finanziamenti del PNRR, ma oggi anche considerata la prossima scadenza della concessione su Trieste, prevista per il 2027 – spiega Rizzo, sintetizzando la posizione della Femca Cisl Fvg  – si presenta una occasione straordinaria per ridefinire, dentro un chiaro disegno politico e con una regia regionale, un diverso equilibrio del servizio pubblico e aprire ad una gestione unitaria del servizio idrico integrato anche con la creazione di una multiutility regionale, a cominciare dall’acqua e dai rifiuti. Una occasione per coniugare adeguatamente l’esigenza di raggiungere congrue soglie dimensionali di mercato, salvaguardando, al tempo stesso, il ruolo di indirizzo e controllo delle comunità locali e il radicamento delle società sul territorio attraverso la gestione “in house”. Una tipologia di affidamento che in Fvg copre, già oggi, oltre l’80%, sicuramente più idonea a fornire servizi di qualità ai cittadini, a contenere le tariffe e a promuovere il diritto umano all’acqua e allo sviluppo sostenibile delle risorse idriche per le future generazioni e per la tutela ambientale”. Parliamo, dunque, di una multiutility, di un soggetto forte e radicato sul territorio, al riparo da facili conquiste, lontano dai tentativi di finanziarizzazione dei servizi pubblici locali, capace di costruire un proprio destino industriale in un settore che è diventato sempre più strategico per l’interesse generale della nostra regione.

Una nuova responsabilità sociale d’impresa Questa – per la Femca Cisl Fvg – è anche una grande occasione per ragionare più compiutamente su sostenibilità e responsabilità sociale d’impresa, dentro l’orizzonte strategico della partecipazione dei lavoratori alle decisioni e al governo dell’impresa, anche per meglio rispondere alle profonde e complesse trasformazioni che il sistema idrico sta vivendo. Significa ragionare insieme e rendere partecipi i lavoratori, che sono anche fruitori del servizio, sugli assetti societari, sull’ organizzazione del lavoro e sui percorsi professionali e formativi, su come uniformare i diversi trattamenti normativi e salariali che derivano da forme contrattuali differenti, su come costruire i Premi di Risultato dentro una corretta dinamica contrattuale.  +

Sul tema delle relazioni industriali è intervenuto anche il segretario generale della Cisl Fvg, Alberto Monticco che hai auspicato una stagione di rinnovamento della concertazione, aprendo alla partecipazione e alla responsabilità dei lavoratori all’interno delle aziende. “Noi come Sindacato siamo pronti, come dimostra anche il risultato ottenuto dalla sottoscrizione della proposta di legge Cisl sulla partecipazione consegnata i giorni scorsi al Governo: ora anche la parte datoriale dimostri altrettanto coraggio”.

Di questo ne hanno discusso il presidente della giunta regionale Massimiliano Fedriga, il presidente di Cafc, Salvatore Benigno, il presidente di LTA, Andrea Vignaduzzo, il presidente di Hidrogea Fabio Santin, Gianbattista Graziani, presidente di Iris Acqua e il Segretario Generale della Cisl Fvg Alberto Monticco. Ha concluso i lavori il Segretario Nazionale della Femca Cisl nazionale Maurizio Scandurra.

RESOCONTO SOMMARIO DEGLI INTERVENTI TAVOLA ROTONDA

Via libera alla riduzione della frammentazione degli Enti Gestori e al consolidamento industriale del settore, anche da parte di Salvatore Benigno, presidente del Cafc, per il quale, alzando il livello complessivo di gestione del territorio possiamo dare delle risposte concrete per migliorare i servizi alla collettività e per questo noi ci impegniamo ad operare perché le scelte e le azioni vadano in questa direzione”. La Regione Friuli Venezia Giulia – afferma Benigno – è sulla giusta strada; con la previsione di una Autority unica a livello regionale (AUSIR) in sostituzione dei quattro ATO preesistenti, è giunto il tempo di puntare alla  realizzazione di una società holding regionale per il Servizio Idrico Integrato articolata in società operative provinciali, a cui i soci delle società di settore e la politica nel suo complesso dovranno rivolgere necessariamente la loro attenzione.

L’attenzione verso un modello friulano di rete d’impresa è stata richiamata anche dal presidnete di LTA, Andrea Vignaduzzo, che ha condiviso la visione di una gestione unitaria del servizio, nonostante la complessità di una regione come il Fvg, dove è difficile intervenire sulla zona della montagna, dove cambiano dinamiche ed esigenze del servizio. Tuttavia si potrebbe considerare anche un territorio più ampio del Fvg (si fa l’esempio della Puglia che vuole dar vita ad un sistema unico per tutto il sud Italia).

Il riferimento al territorio nazionale arriva anche dal presidente di Hydrogea, Fabio Santin, che sposa l’idea delle aggregazioni, non trascurando, però, la necessità di una strutturazione delle società e di lavoratori adeguatamente formati.

Tema, quest’ultimo, ripreso anche da Gianbattista Graziani, presidente di Iris Acqua, che ha sottolineato anche l’importanza che la politica sia al fianco perché “noi – afferma – saremmo già pronti ma abbiamo bisogno di risorse e condivida la nostra visione. Saremmo pronti e il Fvg potrebbe essere il primo a realizzare  questo sistema. Vedo meglio, però – specifica – concentrarsi una aggregazione omogenea acqua su acqua mentre vedo più difficoltà nel mettere assieme acqua-rifiuti.