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ACQUA: SERVE UNA MULTIUTILITY REGIONALE A TOTALE CONTROLLO PUBBLICO. SI’ UNANIME DELLA POLITIC

E dal convegno della Femca Cisl si dettano anche i tempi: procedura già entro luglio. Gestore unico possibile entro la legislazione corrente. 22 marzo giornata mondiale dell’acqua. In Fvg una tavola rotonda a tema, promossa dalla Femca Cisl Fvg

Non poteva esserci giornata migliore – quella che celebra a livello mondiale l’acqua – per accendere i riflettori sulla crisi idrica che sta interessando il Friuli Venezia Giulia. A farlo è la Femca Cisl Fvg che da Udine lancia alla politica regionale la sfida a ripensare la modalità di gestione, di utilizzo e di sfruttamento dell’acqua, bene assolutamente prezioso ma gravato da un sistema molto vulnerabile. Dopo il confronto dei mesi scorsi con i gestori, oggi ad essere chiamati all’appello dal Sindacato sono i rappresentanti della politica regionale invitati a riflettere sul futuro del nostro territorio, che – per la Femca – dovrà necessariamente passare anche attraverso il servizio idrico integrato, piani efficienti e sostenibili, una forte spinta all’innovazione tecnologica e ad una capacità di investimento ben superiore a quella attuale ed ancora molto lontani dalla media europea, 100 euro procapite a fronte dei nostri 56. Alla politica la Femca Fvg chiede una azione coraggiosa e concreta: votare un ordine del giorno con un chiaro indirizzo politico. Risposta affermativa e unanime quella incassata dal Sindacato oggi dalla politica, rappresentata al tavolo dai consiglieri regionali Francesco Martines (PD), Antonio Calligaris (Lega), Mauro Di Bert (Fedriga Presidente), Alessandro Basso (Fratelli d’Italia), Massimo Morettuzzo (Patto Autonomia), Roberto Novelli (Forra Italia) e Serena Pellegrino (Gruppo Misto). Una risposta resa concreta anche dalla definizione di un impegno temporale: arrivare ad un ordine del giorno o ad una mozione sul gestore unico già entro luglio. La volontà, la necessità ed i tempi per arrivare al gestore unico dell’acqua entro la legislazione corrente ci sarebbero.

La situazione attuale Oltre alla vulnerabilità del sistema di gestione territoriale, ad aggravare il quadro idrico concorrono tre fattori cruciali sui quali il Sindacato chiede di mettere mano con interventi decisi e non più procrastinabili: le progressive perdite, le infrazioni pendenti e la scarsa digitalizzazione. A esplicitare la situazione sono numeri che non lasciano spazio ad interpretazioni. Le perdite, nella nostra regione, sono di molto superiori alla media nazionale: si disperdono oltre 100 milioni di metri cubi di acqua, complice una rete distributiva fatiscente che presenta ancora condotte in amianto e ghisa grigia.

Di più: stimando un consumo pro-capite pari alla media nazionale, il volume di acqua disperso in Fvg nel 2022 soddisferebbe il bisogno di circa 1milione 300mila persone. E non va meglio il capitolo delle infrazioni in materia di acque reflue, di depurazione e del sistema fognario, per le quali sono ancora irrisolte numerose inadempienze rilevate dalla Commissione Europea, basti pensare alle procedure ancora in fase di risoluzione come quelle in capo a Rivignano, Prata di Pordenone, San Giorgio della Richinvelda e Maniago. Terzo nodo cruciale quello della scarsa digitalizzazione della filiera acqua: risulta, infatti, che, in ambito nazionale,  la metà dei contatori idrici delle case italiane ha più di 20 anni e i contatori cosiddetti intelligenti o smart sono solo il 4% del totale, mentre la media europea ne conta uno su due. Per capire la portata di questo dato, va considerato che se tutte le abitazioni fossero dotate di Smart Meter si potrebbero risparmiare fino a 2,4miliardi di euro l’anno, riducendo di 513milioni di metri cubi la richiesta idrica, vale a dire circa il 10% dei consumi idrici civili annuali. In Fvg siamo abbondantemente al di sotto della media nazionale.

>La proposta sulla gestione Di fronte ad un quadro del genere, la chiave di volta per la Femca Cisl Fvg è la costituzione di un gestore unico, per superare l’eccessiva frammentazione, nell’interesse del territorio e dei cittadini e dei lavoratori. “Chiediamo – incalza la politica, il segretario generale della Femca Cisl Fvg, Franco Rizzo – la creazione di una multiutility regionale a totale controllo pubblico a partire dall’acqua, per poi allargarne l’influenza a tutti i servizi pubblici essenziali”. “Una proposta – aggiunge Rizzo – peraltro già condivisa dal presidente Fedriga nel nostro incontro con gli attuali gestori, e che ha l’intento di mettere in sicurezza l’acqua, andando oltre la situazione emergenziale, e verso la modernizzazione del sistema idrico integrato del Friuli Venezia Giulia. La sfida è quella di rivedere le modalità di gestione ed utilizzo dell’acqua e di costruire un’unica filiera efficiente e sostenibile. Insomma una sfida di politica industriale se si considera che l’acqua non riguarda solo l’uso civile ma anche le attività economiche, dall’agricoltura alla stessa industria, che da sola – quest’ultima – assorbe più di 80milioni di metri cubi d’acqua all’anno, circa il 70% del volume erogato in ambito civile. E a questo proposito si potrebbe aggiungere anche la questione delle acque reflue: secondo l’Istat in Fvg sarebbero 80milioni i metri cubi depurati che risultano inutilizzati dal settore agricolo e industriale con uno spreco gravissimo, che chiama anche il mondo imprenditoriale ad una assunzione di responsabilità”.

E’ poi chiaro – appoggia sul tavolo di confronto la Femca Cisl Fvg – che un ragionamento ed una verifica vanno affrontati anche per quanto riguarda gli investimenti; quelli, infatti, realizzati nel segmento dell’acquedotto dai sette gestori attualmente attivi, nel 2022 non sono andati oltre i 45 milioni, poco più di 35 euro per abitante su una rete che si sviluppa su oltre 13mila chilometri, servendo 215 comuni. Non è poi dato conoscere quanto di questi investimenti sia stato effettivamente utilizzato per la costruzione di opere nuove e per interventi di riabilitazione e manutenzione straordinaria. E’ evidente, infine, che l’ammontare degli investimenti non è sufficiente a coprire i fabbisogni di efficentamento della rete idrica. A ciò si aggiunge che anche gli investimenti sulle fognature che si sviluppano su 8mila chilometri, e sulla depurazione, rispettivamente di 30 e 25 milioni, non coprono le necessità rilevate. Una questione di non poco conto che ha dei forti impatti sull’ammodernamento, fortemente rallentato, delle condotte e sulla sostituzione dei circa 600mila contatori vetusti.

>La proposta sugli investimenti Serve, dunque, un piano straordinario di investimenti e una diversa capacità di accesso al credito perché è evidente che le risorse regionali sono insufficienti e che la tariffa da sola non può coprire il fabbisogno necessario agli interventi infrastrutturali. “C’è bisogno – incalza ancora Rizzo i consiglieri regionali – creare un Fondo di rotazione specifico, un moltiplicatore per la finanza straordinaria da destinare alla progettazione e all’affinamento di opere urgenti”. Nonostante i passi avanti fatti negli ultimi anni, il fabbisogno di investimenti – chiude la Femca Cisl – rimane ingente: questo accanto all’assenza di una governance adeguata, rischia di rilanciare i processi di privatizzazione incentrati sull’allargamento del territorio di competenza di alcune grandi multiutility, più interessate a massimizzare i profitti, riducendo investimenti ed occupazione, decentrando le attività attraverso il sistema degli appalti e favorendo così il dumping contrattuale.