METALMECCANICI: IN FVG IL REDDITO DI SETTORE VOLA OLTRE IL MILIARDO E MEZZO
Dal rinnovo contrattuale, tasche più pesanti anche per le circa 48mila tute blu della regione
Uliano (Fim Cisl): “Un risultato – ricorda il leader delle tute blu della Cisl – possibile solo grazie alla partecipazione alla lotta dei lavoratori e l’unione del fronte sindacale”
“Un rinnovo contrattuale tra i più difficili degli ultimi 20 anni, che ha visto, come non si vedeva da anni, una stagione di lotta, conflitti e mobilitazione e l’unione del fronte sindacale”. E’ così che il segretario generale della Fim Cisl, Ferdinando Uliano, oggi a Udine, parla ai suoi del Friuli Venezia Giulia, riportando la fatica, ma anche la soddisfazione per un rinnovo, che va a rendere più pesanti le tasche anche dei metalmeccanici della regione. Il Contratto nazionale – che, in tutta la penisola, interessa oltre 1.7 milioni di tute blu – in Friuli Venezia Giulia, va a toccare circa 48mila addetti, generando complessivamente un volano reddituale complessivo superiore al miliardo e mezzo di euro.
“L’ipotesi di accordo che abbiamo sottoscritto – commenta Uliano – dopo la presentazione nei nostri organismi vedrà in tutta Italia assemblee di presentazione nei luoghi di lavoro e in Friuli Venezia Giulia interesserà un migliaio di aziende aderenti a Federmeccanica ed in cui svolgeremo le assemblee con i lavoratori”.
“Si tratta – spiega il segretario regionale della Fim Cisl, Pasquale Stasio – di un rinnovo importante, che va a valorizzare il lavoro dei metalmeccanici anche della nostra regione dà sicurezza ad un comparto che sta reggendo, ma che, dal Covid in poi, vive, pur reggendo, una situazione di crisi permanente, con una quarantina di aziende che stanno, ad oggi, utilizzando la cassa integrazione per un complessivo di circa 4mila 500 lavoratori”. “Rispetto a cinque anni fa – incalza Stasio – registriamo, nonostante la crescita dello 0,9%, tra il 2022 e il 2025, una certa instabilità e sicuramente la difficoltà ad essere competitivi a livello globale, situazione aggravata anche dai dazi imposti dagli USA, l’euro forte sul dollaro, la Germania che ha calato nell’export, l’automotive che arranca, senza contare gli scarsi investimenti e la cautela nelle assunzioni”.
Volendo guardare al bicchiere mezzo pieno, è il rinnovo siglato a fine novembre, a portare una attesa boccata d’ossigeno, soprattutto – si legge in un comunicato stampa della Fim Cisl Fvg – per quanto riguarda gli aumenti contrattuali previsti. Se, infatti, si prende a riferimento il reddito medio pro capite generato dalle retribuzioni metalmeccaniche in Friuli Venezia Giulia, che ammonta a circa 30mila euro (si veda tabella allegata), e lo si moltiplica per i 48mila lavoratori, il volano reddituale di settore si attesta attorno all’attuale miliardo e 400milioni. L’incremento medio di 205 euro al livello di inquadramento mediano C3, porterà un aumento di retribuzione pro capite, a regime nel 2028, di 2.665 euro annui, con un montante salariale complessivo di 4mila 674 euro durante il quadriennio di vigenza e un aumento di reddito per il comparto di 128milioni di euro, innalzando il reddito complessivo a oltre 1 miliardo e mezzo di euro (1.568.000.000).
Da giugno 2021 a giugno 2028 le retribuzioni metalmeccaniche aumenteranno, dunque, del 28,5% con un incremento nel periodo di 516 euro mensili, per un totale annuo di 6mila 700 euro al livello medio C3. Di conseguenza, l’aumento del reddito di comparto regionale dal 2021 al 2028 sarà di oltre 320 milioni di euro (321.600.000). “Da questo punto di vista, ma non solo, siamo di fronte ad un rinnovo anche della parte economica particolarmente significativo, che tiene in conto le tendenze inflattive e va ad alimentare un volano che potrà avere un impatto positivo anche sui consumi, concorrendo in misura importante sul gettito complessivo della regione”.
L’intesa – entra nel dettaglio un comunicato della Fim Cisl Fvg – ha definito un aumento sui minimi oltre l’IPCA-Nei (Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato, al Netto degli Energetici Importati), a fronte di un’innovazione organizzativa con la salvaguardia nei casi di impennata inflattiva, e portando importanti risultati in ambito salariale definendo aumenti contrattuali complessivi pari al 9,64%, un dato questo particolarmente significativo perché supera nettamente il tasso d’inflazione IPCA Nei previsto al 7,20% nei prossimi 4 anni con un incremento reale dei minimi retributivi, che a regime è pari a 205,32 euro mensili medi (per un liv. C3). Non meno significativi l’aumento della quota dei flexible benefits a 250 euro in più già dal mese di Febbraio 2026, e i miglioramenti sulla parte normativa rispetto alla precarietà, al mercato del lavoro, alla parità di genere, alla fruizione dei permessi e dei congedi parentali oltre che del trattamento di malattia e ad una maggiore partecipazione dei lavoratori.
“La firma dell’accordo è un importante risultato, reso possibile dalla tenacia dei metalmeccanici e delle metalmeccaniche, anche della nostra regione che, attraverso il sacrificio a sostegno delle 40 ore di sciopero, hanno sempre supportato le richieste di Fim, Fiom e Uilm, riuscendo a modificare la posizione iniziale di Federmeccanica che non avrebbe voluto riconoscere alcun aumento certo, ma solo a consuntivo” – conclude Stasio.