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LA CISL DELL’ALTO FRIULI FA IL PUNTO SUL COMPRENSORIO

Diverse le situazioni di crisi e gli interventi da mettere in campo, secondo il Sindacato
Il segretario generale Franco Colautti: “Necessario fare chiarezza su alcune realtà”

Gemona, 24-11-2008

Se la crisi si protrarrà fino a metà 2009, le piccole aziende, o quelle già deboli o esposte finanziariamente, saranno costrette a ridimensionarsi fortemente o, addirittura, a chiudere: l’allarme è della Cisl dell’Alto Friuli, che, attraverso la voce del suo segretario Franco Colautti, fa il punto sulle difficoltà che stanno colpendo anche il comprensorio da San Daniele a Tarvisio.

La crisi Una crisi dai contorni preoccupanti come dimostra non solo il quadro delle casse integrazioni, che ormai sebbene a rotazione coinvolgono quasi 5mila lavoratori (si veda tabella), ma anche la quantità crescente di contratti a termine non rinnovati o il mancato turnover. “Di fronte ad una situazione del genere – commenta Colautti – come Sindacato ci stiamo muovendo con le forze politiche di maggioranza ed opposizione per cercare di approntare tutti gli strumenti necessari per superare il momento di difficoltà, ma anche per ridare complessivamente al territorio una vitalità, efficienza ed attrattività, oggi in parte in declino

Le Autonomie Locali Le risposte che la Cisl dell’Alto Friuli chiede sono, infatti, trasversali, a partire da quelle che riguardano la stessa gestione del territorio, sul quale – a detta del Sindacato – gravitano troppi soggetti con potere decisionale, che svolgono i medesimi compiti, con un aggravio di costi insostenibile.

Un Progetto Montagna “Quello che piuttosto manca – spiega Colautti – è un vero progetto montagna, capace di dare slancio al comprensorio”, alle sue imprese ed anche al turismo, che sconta anch’esso una stagnazione generalizzata con un calo di fatturato per alberghi, ristoranti e trattorie e la chiusura di piccoli esercizi dovuti alla mancanza di un vero e proprio sistema a rete e di promozione.

I punti di domanda Tuttavia – per la Cisl – l’attrattività del territorio passa anche attraverso strutture d’eccellenza come Agemont ed il Distretto dell’informatica sui quali gravano ancora troppi punti di domanda. “E’ tempo – commenta il segretario del Sindacato – che ci dicano che cosa ne sarà di Agemont, di una realtà fondamentale per la ricerca e volano per far sì che un territorio difficile come la montagna diventi anche per i giovani un luogo interessante da vivere, ricco di opportunità”. Ma le risposte attese dalla Regione riguardano anche la questione dell’energia e degli elettrodotti: una partita che pare stagnare e che, tuttavia – e specialmente in un momento di crisi e per le aziende a forte consumo energetico come quelle dell’Alto Friuli e il loro indotto – è quanto mai cruciale. Timore anche per la ricaduta sul territorio delle recenti manovre sulla scuola, i cui effetti non sono ancora completamente quantificabili, e per il persistere delle criticità del servizio postale: troppo poco il personale e troppo spesso chiusi gli sportelli.

La sanità Fiducia, invece, nella nuova dirigenza dell’Azienda sanitaria. “Auspichiamo – commenta Colautti – che il nuovo direttore potenzi i servizi dell’Ass sul territorio, rafforzandone l’azione anche attraverso campagne di informazione e sensibilizzazione. Resta invece la preoccupazione intorno alla situazione delle case di riposo sul fronte della loro riqualificazione, questione ormai non ulteriormente rinviabile. La Cisl, unitamente ai suoi Pensionati, chiede anche di ripensare la chiusura della RSA di Paluzza, intervenendo sulla struttura.

Mariateresa Bazzaro
Ufficio stampa Cisl Fvg


La Cisl locale punta il dito su edilizia e cooperative sociali
IN ALTO FRIULI PROBLEMI DI MANODOPERA
Tra i nodi da sciogliere anche la dimensione troppo piccola delle imprese

Sempre più difficile trovare manodopera italiana, tanto che nelle scuole edili gli iscritti sono prevalentemente stranieri, con i relativi problemi di convivenza che l’appartenza a diverse etnie comporta. In provincia di Udine – ed in particolare nel comprensorio dell’Alto Friuli – su 6.600 addetti nel settore dell’edilizia il 40% è di origine extracomunitaria. A segnalarlo è la Cisl locale. Altro nodo da sciogliere, rispetto al comparto, quello delle dimensioni troppo piccole delle aziende, costituite da una media di 5 addetti, oltre alla mancanza di investimenti pubblici e l’impegno delle imprese più grosse ormai concentrato pressoché all’estero.
E sempre in tema di manodopera, la Cisl segnala una progressiva sostituzione delle cooperative sociali locali con realtà provenienti da fuori regione. Sarebbe interessante – commenta il Sindacato – capire quali ragioni stiano dietro a questo fenomeno: carenza di personale locale? Difficoltà organizzative? Offerte strategicamente più competitive