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FORMAZIONE PROFESSIONALE, POTENZIARE GLI INVESTIMENTI

Se ne è discusso nell’ambito di una tavola rotonda dedicata ai temi della formazione, organizzata a margine dell’inaugurazione della nuova sede Ial Fvg

Tecnici e artigiani digitali risultano tra i profili più richiesti in Friuli Venezia Giulia, ma anche i mestieri della tradizione, se declinati in chiave innovativa già dalla formazione, restano sempre molto ambiti. Parliamo, in particolare, delle professioni legate alla ristorazione e al benessere, che sembrano non conoscere crisi.

A confermare questi trend, è il presidente dello Ial Fvg, Umberto Brusciano, nel giorno dell’inaugurazione della nuova sede di Gorizia presso lo storico edificio della Stella Matituina, che ospiterà fino a 280 allievi, proprio nei settori del benessere e dell’artigianato digitale. La nuova sede sarà sempre aperta per le visite dei genitori e ragazzi interessati. Lo stesso trend, con in più le professioni legate ai lavori di ufficio e amministrativi, trovano espansione e collocazione lavorativa anche nella formazione per adulti e conseguentemente nei percorsi di riqualificazione e inserimento occupazionale.

“Dal nostro osservatorio, senz’altro privilegiato, poiché ci occupiamo di circa 1.650 giovanissimi attraverso i nostri 115 corsi di prima formazione, stiamo notando un trend ben preciso a livello sia regionale, sia di Venezia Giulia. Quelli di cuoco, cameriere, pizzaiolo, panettiere sono ancora mestieri richiesti, anche se in misura leggermente minore rispetto agli anni precedenti. Certo è che sono mestieri che, se svolti con un certo livello di professionalità, possono ancora dare molte soddisfazioni. Assistiamo, però, anche alla crescita di un interesse verso il mondo dell’artigianato digitale, probabilmente trainato qualche anno fa dalle stampanti 3D che hanno aperto un mondo nuovo e solleticato la curiosità di tanti giovani. Un interesse in espansione,  quello verso i cosiddetti maker, che ci ha portati a prevedere un corso quadriennale con rilascio di diploma regionale anche nell’ambito della nuova sede Ial di Gorizia, oltre che confermarlo a Udine e Pordenone. E, poi, c’è da segnalare un dato in controtendenza: se fino agli anni scorsi il settore benessere soffriva un po’, oggi, ad inizio di un nuovo anno formativo, ci troviamo a dover fare le selezioni per ammettere gli allievi ai corsi interessati, ovvero le richieste superano di gran lunga i posti disponibili”.

Che le professioni che si riferiscono alla ristorazione e al benessere siano sempre al top, lo conferma un dato sempre dello Ial Fvg, e che fa parte di un report inedito, che fa il punto sul post formazione.

Da un’intervista a 344 allievi usciti nello scorso anno formativo dalle sedi dello Ial Fvg emerge che il 73,8% nei 12 mesi successivi alla qualifica, ha svolto una mansione lavorativa pertinente al profilo professionale svolto, percentuale che sale al 75,5% e 77,6% se consideriamo i soli territori di Gorizia, Monfalcone e Trieste. Andando, invece, a guardare i settori della qualifica, la pertinenza nel ramo della ristorazione si attesta al 77,6%, mentre in quello del benessere raggiunge addirittura l’81,9%.

“Segno – commenta Brusciano – non solo di una formazione di qualità e coerente alle richieste delle aziende di riferimento, ma anche di un mercato del lavoro capace ancora di collocare i giovani che scelgono questi percorsi di qualifica e di diploma”.

Un altro dato interessante è che su 475 qualificati e diplomati complessivi (cioè che hanno finito il percorso triennale di prima formazione) dello Ial Fvg, ben il 72% ha lavorato nei 12 mesi successivi, a fronte di un 11,8% che ha solo studiato, di un 9,7% che ha comunque fatto un tirocinio e di un 6,1% che non ha né lavorato né studiato.

In particolare, il 59,9% ha lavorato o svolto un tirocinio per più di 6 mesi, il 37,8% da 1 a 6 mesi e solo il 2,3% per meno di un mese.

Quanto al futuro, è lo stesso Brusciano a chiarire: Oltre a continuare a coltivare i mestieri tradizionali, la nostra attenzione deve andare anche verso la digitalizzazione, che sta modificando i modi ed i tempi della produzione, richiedendo sempre nuove competenze ai lavoratori e, al tempo stesso, offrendo nuove sfide per diverse e più complesse opportunità occupazionali (uno studio dell’Ocse afferma che il 65% dei giovanissimi di oggi faranno lavori oggi non conosciuti). Per rispondere a questi cambiamenti, la formazione professionale deve e può fare la sua parte formando gli allievi e gli stessi formatori con le più innovative abilità e conoscenze, comprese le competenze che nel corso della vita li aiuteranno a transitare da un profilo professionale all’altro, adeguandosi con successo ai cambiamenti del mercato del lavoro. La chiave è potenziare la formazione continua perché gli adulti possano identificare e creare percorsi propri, grazie all’orientamento professionale e alla consulenza che il sistema pubblico ed degli enti formativi devono essere in grado di offrire. L’orientamento deve assumere una nuova accezione che non è più solo semplicemente legata alla scelta del percorso formativo dopo la scuola secondaria o dopo la qualifica, ma diventa un vero e proprio strumento di accompagnamento alla formazione per il lavoratore e per l’imprese”.

“Anche come Cisl, puntiamo molto su questo e specialmente sulla formazione inquadrata nell’ambito delle politiche attive del lavoro” – commenta il segretario generale della Cisl Fvg, Alberto Monticco. La platea che oggi, in Friuli Venezia Giulia, beneficia di politiche passive risulta piuttosto ampia: quasi 23mila persone coinvolte dal reddito di cittadinanza in questo primo semestre del 2021 e circa 13mila flussi di prima liquidazione della Naspi. Persone che – per la Cisl – richiedono risposte tempestive e concrete da parte di un sistema forte, fatto di strumenti istituzionali precisi, formazione mirata e reale, sindacato e imprese pronte a collaborare sotto il minimo comune denominatore delle politiche attive. Al centro resta la formazione, asse portante di una ricollocazione di qualità, tarata sui fabbisogni del territorio. E così, dopo il picco negativo del II semestre 2020, torna, ad esempio, a crescere la richiesta di formazione professionale, con l’avvio, nel primo trimestre di quest’anno, di 2.643 azioni formative proposte dalla Regione per un totale di quasi 2.000 nuovi utenti coinvolti, al netto di quelli già inseriti strutturalmente in percorsi di formazione. Così come sta tornando progressivamente in positivo l’attività di matching svolta dei centri per l’impiego con, nel secondo trimestre 2021, 2.828 nuove posizioni aperte e 1.466 richieste di lavoro pervenute agli uffici di collocamento. Se da una parte si conferma il trend delle domande di lavoro che riguardano personale ad elevata qualificazione, tecnici industriali e informatici, dall’altra parte l’incremento delle assunzioni si deve soprattutto al contratto in somministrazione e al lavoro a tempo determinato, con un significativo aumento del lavoro parasubordinato, cresciuto tra il 2021 e 2021 del 17,8%. “Su questo punto – afferma Monticco – c’è ancora molto da lavorare, puntando al lavoro a tempo indeterminato, anche usufruendo maggiormente degli incentivi previsti dalla Regione. Servono politiche attive vere e mirate, davvero efficaci. Ma su questo c’è molto da fare. Basti un dato su tutti. Negli ultimi 10 anni, in Italia, per ogni 100 euro spesi per le politiche attive, la quota destinata alla formazione è passata dal 50,2% al 30%. Insomma, quasi un dimezzamento, che ha favorito, con risultati opinabili, la concentrazione delle risorse sugli incentivi per la creazione di nuova occupazione, spesso di breve respiro. Questo quando in Europa succede esattamente il contrario, con la spesa in formazione che in Francia raggiunge il 48,2% e in Germania addirittura il 71,1% delle risorse destinate alle politiche attive. In Friuli Venezia Giulia, godiamo di un sistema della formazione professionale davvero d’eccezione e, tra l’altro, sono contento e molto orgoglioso che lo Ial Fvg abbia inaugurato una nuova sede a Gorizia, con corsi sia tradizionali che innovativi. Sul fronte della formazione, credo vadano sfruttati meglio e di più tutti i fondi dedicati alla formazione in azienda, spesso lasciati inutilizzati e che vada ripensato il concetto stesso di formazione allargandolo a tutta la vita del lavoratore e non solo alla fase del ricollocamento. Un dato positivo però viene dalla contrattazione decentrata, dove gli accordi di welfare che comprendono anche la formazione stanno aumentando significativamente, segno che la formazione viene vista come un elemento integrante del lavoro.