Crisi: meno “cassa†ma più mobilitÃ
Il rapporto del sindacato con i dati aggiornati al 28 febbraio: sono più di 8 mila i lavoratori dei vari comparti che soffrono la congiuntura
«Finora non ha portato nuova occupazione»
La Cisl: in tutti i settori si allunga l’elenco delle aziende che chiudono i battenti
di Maurizio Cescon
UDINE. E’ rallentato, negli ultimi mesi, il massiccio ricorso alla cassa integrazione da parte delle aziende friulane che aveva investito decine e decine di realtà produttive tra la fine del 2008 e la prima metà del 2010. Ma aumenta però la mobilità, vale a dire l’anticamera del licenziamento. Sono i dati principali del report semestrale della Cisl. In totale i dipendenti del comprensorio udinese e della Bassa friulana coinvolti in cassa integrazione, cassa in deroga, mobilità, contratti di solidarietà e ferie forzate sono ben 8.146, dei quali 786 in mobilità. «Ci sono ancora tante situazioni critiche – spiega Paolo Mason segretario amministrativo Cisl Udine –. Certo, il crollo verticale si è bloccato, ma in compenso non vi sono nuove prospettive di lavoro. In pratica chiudono aziende, basti pensare agli ultimi casi di Giaiotti, Trader e Agos e non ne aprono altre. A parte eccezioni delle quali si parla da tempo, sto pensando all’oleificio e alla vetreria entrambe nella Bassa, non vi sono segnali di nuove iniziative imprenditoriali all’orizzonte. Qua per tornare competitivi ci vuole meno burocrazia, più infrastrutture e lo sviluppo dei porti di Trieste e Monfalcone, che possono davvero diventare strategici. Il federalismo fiscale, se fatto bene, potrebbe dare una mano, ma il problema principale, quello dei disoccupati, resta intatto purtroppo».
In tutti i settori delle attività produttive si allunga l’elenco delle aziende che cessano l’attività o che addirittura falliscono. «E’ in atto, tra l’altro – si legge nella nota della Cisl – uno strano e pericoloso fenomeno per cui più di qualche impresa sposta la sede legale in città nelle quali i tribunali sono particolarmente carichi di lavoro, intasati, nel disperato tentativo di allungare i tempi delle procedure legali per cercare di rimettere in sesto i propri conti ed evitare così il fallimento. Cosa che quasi sempre si rivela inutile e, nel ritardato fallimento, si allunga l’attesa dei lavoratori relativa alla riscossione dei propri crediti, nel frattempo aumentati. Nell’edilizia, inoltre, sono numerose le imprese con titolari stranieri (paesi dell’Est Europa) che diventano irrintracciabili con grave danno per gli ex dipendenti che non sanno a chi rivolgersi per il proprio credito. Non è di alcun conforto, infine, il minor utilizzo della Cig in quanto, al momento, ciò è dovuto al suo esaurirsi, non alla ripresa produttiva. Va fatto tutto il possibile per sostenere le aziende e i lavoratori e per attrarre nuove iniziative imprenditoriali. La Regione, infine, venga in Provincia di Udine in quanto è un suo impegno e dovere dare risposte in merito alle proposte contenute nel documento prodotto dal Comitato provinciale dell’economia e il lavoro (Cpel)».