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PENSIONATI FVG AI PARLAMENTARI: RISPOSTE SUBITO SU PENSIONI, FISCO E NON AUTOSUFFICIENZA

Mobilitati Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil: «Per il blocco della rivalutazione perso quasi 1 miliardo solo in Fvg. Bene gli impegni, ma servono misure concrete su adeguamento all’inflazione, fisco e non autosufficienti»

 «Non pervenute. Come le temperature di Mosca o di Varsavia ai tempi della guerra fredda». I segretari regionali di Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil sintetizzano così, usando l’ironia, le misure pro-pensionati previste dalla manovra. Nel bilancio, al momento, solo mini incremento di pochi centesimi sulla rivalutazione delle pensioni tra i 1.500 e i 2.000 euro, che sono quelle più pesantemente penalizzate dal blocco Monti-Fornero della perequazione nel biennio 2012-2013. Sfumate tutte le misure rivendicate per passare a un sistema più equo di adeguamento degli assegni all’inflazione, come anche un taglio delle imposte sulle pensioni, i sindacati giudicano positivamente gli impegni presi dal Governo a proseguire fin dall’inizio del 2020 il confronto su previdenza e non autosufficienza, ma «chiedono risposte concrete da subito».

MOBILITAZIONE «Prendiamo atto degli impegni e di alcuni segnali generali dati con questa legge di bilancio, ma è da troppo tempo che i pensionati sono fermi alle promesse. Per questo abbiamo confermato la mobilitazione della categoria e il 16 novembre scenderemo in piazza un’altra volta, la terza quest’anno, per richiamare l’attenzione di chi governa sulla situazione sempre più precaria dei 16 milioni di pensionati italiani»: questo il messaggio lanciato da Roberto Treu (Spi-Cgil), Renato Pizzolitto (Fnp-Cisl) e Magda Gruarin (Uilp-Uil) ai parlamentari del Friuli Venezia Giulia, nel corso di un incontro tenutosi questa mattina a Udine nella sede regionale della Fnp-Cisl, al quale sono intervenuti Debora Serracchiani (Pd), Mario Pittoni (Lega) e Walter Rizzetto (Fdi).

FVG, 1 SU 3 SOTTO I 1.000 EURO LORDI. Il vertice, sollecitato dai sindacati in vista della manifestazione nazionale di sabato prossimo, al Circo Massimo, e dei presidi già indetti davanti al Senato per l’avvio della discussione della Finanziaria, è stato anche l’occasione per parlare del progressivo peggioramento delle condizioni reddituali e di vita dei pensionati, «che qualcuno – denunciano i sindacati – si ostina a considerare come una categoria indenne dagli effetti della crisi». A dimostrare il contrario, ha affermato Treu, «basterebbe un dato, quello dei 117mila pensionati di questa regione, esattamente un terzo della platea complessiva di 354mila, che vive con redditi sotto i 1.000 euro lordi». Si tratta di pensioni non colpite dal blocco e dai tagli della rivalutazione a partire dal 2012, «ma che hanno comunque subito– ha aggiunto Treu – un’evidente riduzione del potere di acquisto».

RIVALUTAZIONE SCIPPATA, PERSI 800 MILIONI. Pesantissimi, invece, i tagli alla rivalutazione per le fasce con redditi più alti, già a partire da pensioni non certo ricche come quelle al di sopra dei 1.500 euro lordi, circa 1.200 euro netti. «Il solo blocco della perequazione nel biennio 2012-2013 – ha spiegato Treu – ha determinato una perdita media di almeno 5.500 euro netti per ogni pensionato». Moltiplicato per i quasi 6 milioni di pensionati colpiti dal blocco, il conto pagato tra il 2012 e il 2019 è di 31 miliardi a livello nazionale e di 800 milioni in regione, dove sono quasi 150mila, più del 40%, i pensionati che si videro congelare l’adeguamento degli assegni all’inflazione. «Questi – ha precisato Treu – i conti legati al solo effetto del blocco, e al netto delle tasse, ma pa perdita raddoppia e supera i 60 miliardi se consideriamo i tagli successivi alla perequazione».

QUATTORDICESIMA E FISCO Oltre all’esigenza di tornare a un sistema più equo di rivalutazione delle pensioni, i sindacati rilanciano anche la richiesta di estendere alle pensioni fino a 1.500 euro lordi (82mila i potenziali interessati in regione) la cosiddetta quattordicesima, attualmente prevista solo per gli assegni fino a 1.000 euro. «Tutta da giocare anche la partita sul fisco. «La parificazione della no tax area a 8.000 euro tra pensionati e lavoratori dipendenti – ha spiegato il segretario regionale della Cisl Fnp Renato Pizzolitto – è solo un primo passo, ancora insufficiente: se prendiamo a riferimento un reddito di 20.000 euro lordi, il carico Irpef sulle pensioni italiane è di oltre 4.000 euro, a fronte dei 1.700-1800 euro di quelle  spagnole, olandesi e inglesi, dei 1.000 di quelle francesi e dei 39 euro della Germania, per una tassazione media europea del 13%, contro il 20% dell’Italia. Tutto questo senza che le nuove detrazioni previste in finanziaria interessino i pensionati».

PREVIDENZA E ASSISTENZA DA SEPARARE. Pizzolitto ha anche rimarcato l’esigenza di una separazione della spesa assistenziale da quella previdenziale. «I giusti interventi sociali verso i bisognosi – ha spiegato –  devono essere fatti attraverso la fiscalità generale, senza perlatro dimenticare che in previdenza in Italia si spende l’11% del Pil, in linea con la media europea ma un punto in meno della Germania e mezzo punto in meno della Francia. Per questo deve essere attivata la commissione già decisa al tavolo tra Governo e sindacati nella precedente legislatura».

NON AUTOSUFFICIENZA, PARTITA LA SOTTOSCRIZIONE. Incalzato da un andamento demografico che vede la il Fvg tra le regioni con i più elevati tassi di invecchiamento, il nostro Paese dovrebbe porsi anche la priorità di una legge sulla non autosufficienza, per rendere più omogenei gli standard dei servizi socio-assistenziali e rafforzare un welfare che troppo spesso ricade sulle spalle delle famiglie o diventa appannaggio esclusivo delle classi più agiate. Da qui, come ha spiegato la segretaria regionale di Uil pensionati Magda Gruarin, «l’imperativo di una legge che definisca livelli essenziali di assistenza esigibili in tutto il paese e di un adeguato finanziamento per rafforzare la rete dei servizi socio-assistenziali, integrandoli con quelli sanitari». Una sfida, questa, che i sindacati lanciano anche attraverso una raccolta di firme partita in queste settimane. L’approvazione di una legge nazionale adeguatamente finanziata, per i pensionati, avrà ricadute positive anche in una regione come il Fvg, «dove un livello di prestazioni e di servizi sicuramente più alto rispetto agli standard nazionali non basta – ha ammonito Gruarin – a garantire adeguate reti di protezione sociale».

FVG, 30MILA NON AUTOSUFFICIENTI GRAVI «Di fronte a oltre 30mila ultrasessantacinquenni residenti in regione totalmente non autosufficienti e ben 78mila che soffrono di limitazioni parziali alla propria indipendenza, è evidente – ha detto ancora la segretaria Uilp – quanto sia importante centrare nei fatti quegli obiettivi di rafforzamento dei servizi territoriali e di integrazione tra sanità e assistenza previsti dalle due riforme sanitarie della passata e dell’attuale legislatura, ma che restano purtroppo sulla carta. Non solo ospedali, quindi, ma servizi sul territorio, reti tra i medici di base, potenziamento di quell’assistenza domiciliare che per i sindacati rappresenta anche la vera alternativa a una crescita dell’offerta di case di riposo private che troppo spesso sfuggono – ha concluso Gruarin – a un controllo pubblico sia nel rispetto degli standard, residenziali e assistenziali, sia nei servizi erogati».