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ASSEGNO UNICO, PER LA CISL FVG SONO I PUNTI PROBLEMATICI

Alla vigilia dell’introduzione del nuovo strumento. Monticco: “Sostegno importante per le famiglie, ma la riforma deve essere fatta bene”

All’indomani dell’approvazione, via decreto, dell’Assegno Unico, sono tre ancora i punti critici sollevati dalla Cisl Friuli Venezia Giulia. “Posto che l’Assegno Unico può costituire un importante sostegno per le famiglie con figli, è necessario che tale strumento venga calibrato adeguatamente per evitare disarmonie e soprattutto la penalizzazione di alcune categorie di lavoratori” – entra subito nel merito il segretario regionale della Cisl, Alberto Monticco. Per il Sindacato sono 3 i punti problematici della norma, emersi dalle simulazioni effettuate sulla base dei dati resi noti dal Governo: la curva dell’Assegno rispetto alla distribuzione Isee che sembra creare due zone di criticità causate da un beneficio troppo contenuto (2.100 euro annui) nella parte bassa dei redditi e da una sfasatura troppo accentuata per la parte medio alta (da 15mil a 40 mila euro di Isee); la mancanza di adeguate rassicurazioni sulla copertura dei soggetti penalizzati (soprattutto lavoratori dipendenti) e la poca chiarezza sulla scelta di destinazione della quota contributiva impiegata oggi sugli ANF (assegno per nucleo famigliare). “Se la maggior parte delle famiglie interessate (vale a dire, in Italia, 6,3 su 7,6 milioni, l’82%) – commenta Monticco – dovrebbe beneficiare anche in modo cospicuo della riforma sugli assegni, con una media pari a 1.500 euro l’anno, c’è una platea che, sebbene minoritaria (circa il 18% dei beneficiari complessivi, pari a 1,3 milioni), risulta fortemente penalizzata, con perdite medie pari a 550 euro annui, che in alcuni casi potrebbero superare anche i 1.000 euro”. Se, da una parte – stando alle rilevazioni del Sindacato – dal confronto tra vecchie e nuove prestazioni emerge un guadagno generale derivante dal passaggio all’Assegno Unico più o meno visibile nella maggior parte dei casi (e soprattutto nel caso di famiglie bi-reddito con 3 figli), continuano, dinvece, a sussistere rilevanti criticità per le famiglie con 1 e 2 figli, con Isee basso, tra i 3mila e gli 8mila euro. E’, ad esempio, il caso macroscopico di un unico genitore lavoratore dipendente con 3 figli e casa e patrimonio sotto franchigia: in questo caso la differenza tra il vecchio e nuovo sistema potrà superare anche i 1.500 euro a totale svantaggio del beneficiario. “I calcoli che abbiamo effettuato – chiarisce Monticco – fanno emergere dei problemi soprattutto, dunque, per quanto riguarda le famiglie con reddito più basso, che dovrebbero essere compensate dal meccanismo perequativo della norma. Tuttavia, e qui sta il tasto dolente, tale meccanismo è previsto funzioni appieno solo nel primo anno di applicazione della nuova misura dell’Assegno Unico, cioè da marzo 2022 a febbraio 2023. Negli anni successivi, invece, andrebbe via via a scalare, scendendo ai due terzi dello scostamento, poi ad un terzo fino a scomparire del tutto. Per quanto ci riguarda, riteniamo, invece, che sarebbe utile estendere a regime la clausola di salvaguardia”. “E’ necessario – conclude Monticco – proteggere queste famiglie, che in molti casi hanno al loro interno anche persone disabili o non autosufficienti: per questo sarà determinante un maggior impiego di risorse a sostegno della nuova misura”.