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DALLA CISL FVG, SI STRINGONO NUOVE ALLEANZE E SINERGIE SUL TERRITORIO

Entra nel vivo il congresso della Cisl Fvg, da ieri in corso al Generali Convention Center. Monticco: “I grandi mutamenti richiedono nuovi legami e l’apertura ad altri mondi”

Entra nel vivo il congresso della Cisl del Friuli Venezia Giulia, che dopo la giornata di apertura di ieri ed un focus sul tema della povertà a NordEst, è proseguita oggi con il dibattito dei delegati e un nuovo approfondimento, questa volta dedicato al tema dei rapporti e dei legami tra Sindacato e territorio, alla luce dei cambiamenti sociali, economici e strutturali in atto. Un tema, che ha costituito anche la traccia di una ricerca inedita, commissionata dalla Cisl regionale, e presentata stamani dai suoi curatori, i ricercatori Francesco Peron e Stefano Dal Pra Caputo. “Il punto che abbiamo voluto cogliere con questa indagine e con la tavola rotonda che ne è seguita – ha spiegato il segretario generale della Cisl Fvg, Alberto Monticco – è la convinzione che la vera sfida che attende il Sindacato riguarda il ripensamento complessivo del ruolo delle parti sociali per poter continuare ad essere un punto di riferimento attuale, tenendo ben presente i nuovi paradigmi del lavoro e dell’economia e per rispondere a bisogni sempre nuovi ed identitari del territorio”.

“Credo – ha incalzato Monticco, entrando su uno dei temi forti del XIV congresso – che oggi come oggi sia indispensabile costruire un rinnovato rapporto con il territorio, anche in questo caso non senza tenere presente i grandi mutamenti di questi anni, calo demografico e spopolamento di alcune aree, solo per citare quelli a più alto impatto. Ed è chiaro che servizi, tutele, assistenza vanno in qualche modo ripensati, anche stringendo alleanze con gli altri mondi associativi che operano sui territori e a favore delle comunità”.

Appello, rafforzato anche dal Caf Cisl Nazionale, ed accolto da Legacoop Fvg, Confartigianato Fvg ed Ebiart, presenti stamani al congresso cislino e con i quali è stata stabilita una agenda di priorità da discutere assieme, a partire dal tema dell’appalto e del sub-appalto.

E’, dunque, la fotografia scattata dalla ricerca a individuare le rinnovate necessità delle persone, ma anche ad orientare il radicamento del sindacato dentro le logiche del territorio e delle comunità ad esso appartenenti.

Si parte, dunque, dal quadro demografico, che segna inevitabilmente un cambio strutturale di passo nella nostra regione. Nel trentennio che va dal 1982 al 2022, infatti, si è assistito ad una forte contrazione dei residenti in Friuli Venezia Giulia, ormai tendenziale e destinata e far registrare nel 2052 un deficit di  120mila persone. A preoccupare soprattutto è la forbice ormai consolidata tra una popolazione anziana che cresce esponenzialmente e quella giovane in caduta libera. Se nel 2022 gli over 60 erano 386mila 047, si stima che tra trent’anni saranno 447mila 013, con gli over 80 addirittura triplicati. Tendenza al rovescio, invece per i giovani, tra gli zero e i 40 anni: prendendo a riferimento lo stesso parametro di tempo, si assisterà ad una diminuzione pari ad oltre 41mila unità. Numeri, questi, mitigati, soprattutto negli anni scorsi, dai flussi migratori, che hanno compensato il deficit demografico locale.

“E’ chiaro – commenta a questo proposito, Monticco – che anche le politiche del Sindacato vanno adeguate velocemente: se pensiamo al boom della popolazione anziana, l’attenzione dovrà andare certamente a tutto quello che riguarda la cura, spingendo per una maggiore funzionalità del legame tra ospedale e territorio, ma sulla domiciliarizzazione degli anziani non autosufficienti; se pensiamo, invece, al calo demografico, necessariamente le misure per favorire le nascite e soprattutto la gestione dei figli dovranno essere una priorità assoluta. O, ancora, guardano alla fascia femminile, che nell’età avanzata, risulta prevalente, occorrerà puntare ancora di più sulla medicina di genere, parità salariale e continuità lavorativa ai fini pensionistici. E se le politiche andranno concertate con i vari interlocutori, in questo caso soprattutto la Regione, da parte nostra dovremo adeguare i servizi: penso ai nostri Caf e ai Patronati Inas, che sono ben radicati nel tessuto del Fvg, ma che oggi dovranno tener conto, anche per quanto riguarda i loro punti di accesso, alle nuove geografie del territorio, tenendo conto, ad esempio, del forte contrasto abitativo, con aree sempre più spopolate, dove però continuano a vivere gli anziani”.

Concentrandosi, invece, sul quadro dell’occupazione e del ricambio generazionale in Friuli Venezia Giulia, da qui al 2039 si registrerà un saldo negativo tra chi entrerà potenzialmente nel mercato del lavoro e chi uscirà di (meno) 143mila 911 persone. Una prospettiva da far tremare i polsi – per la Cisl Fvg – e che mette in serio pericolo anche il patto generazionale all’interno del mondo del lavoro. Un saldo del genere, infatti, difficilmente potrà essere colmato, come in passato, dall’ingresso degli immigrati e che dovrà trovare nuove risposte. Se sul fronte della forza lavoro la tendenza preoccupa, non meno riflessioni apre lo scenario delle aziende attive in regione. Il 99% delle imprese conta meno di 50 dipendenti, ma il 40% dei dipendenti lavora in aziende con 50 o più addetti.

“Una sproporzione enorme – spiega Monticco – da una parte, infatti, abbiamo pochissime grandi imprese, spesso multinazionali, che concentrano la quasi totalità della forza lavoro e che sono legate alle mutevoli condizioni internazionali o alle decisioni delle case madri; e, dall’altra, abbiamo una estrema polverizzazione delle imprese di taglia piccolissima o micro, dove fare contrattazione di II livello è impossibile, se non attivando l’imprescindibile sistema della bilateralità, e dove le tutele offerte dalla contrattazione sono subordinate ai rinnovi dei contratti nazionali, spesso attesi per anni mentre costo della vita ed inflazione corrono.

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