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COVID E CASE DI RIPOSO TRIESTE: SCARSEGGIANO I PRESIDI DI SICUREZZA

Da un’indagine della Cisl Fvg risulta pesantemente condizionata la qualità di vita anche degli operatori sanitari: servono  personale, dpi, ma anche occasioni di umanità

L’emergenza Covid, così come accaduto la primavera scorsa, si sta nuovamente abbattendo anche sulle case di riposo, tanto che ogni giorno, soprattutto nel capoluogo giuliano, si contano decine di contagi e diversi decessi. E a pagare il conto della pandemia ancora in atto non sono solo gli ospiti delle strutture, pubbliche e private, sul territorio, ma anche gli operatori socio sanitari che vi lavorano.

E proprio a loro si è rivolta la Cisl Fvg, con un’indagine condotta, assieme alla Cisl Fp Trieste per la sanità privata e il terzo settore, all’interno di 18 case di riposo della provincia di Trieste, e da cui emergono alcuni dati preoccupanti, a partire dalla carenza, rilevata nella metà delle strutture, dei presidi di protezione individuale. Stando a quanto riferito dagli operatori, a mancare sarebbe un po’ di tutto, guanti, camici, visiere, calzari e mascherine, queste ultime utilizzate, in diversi casi, anche per più turni, quando ormai prive della loro efficacia.

L’utilizzo di materiali consunti o l’assenza degli stessi, gioca poi un ruolo determinante sulla qualità della vita stessa degli operatori. E’ certamente scontato affermare che il lavoro in sicurezza fa stare più tranquilli, ma ad oggi questa banale certezza, almeno per molti addetti, non c’è. Basti pensare che per 13 operatori su 18 il Covid ha impattato pesantemente sulla qualità della vita, e soltanto 5 operatori, impegnati in strutture dove i dpi ci sono e sono utilizzati correttamente, l’onda d’urto del virus è marginale o sopportabile.

“Il problema dei presidi di protezione individuale è inammissibile e ci preoccupa enormemente – commenta per la Cisl Fvg, il segretario regionale Luciano Bordin – perché mette a repentaglio la salute di tutti, quella degli ospiti, persone fragilissime, e quella degli operatori. E’ una situazione che va immediatamente sanata, tenuto conto anche di quanto prevedono i piani di sicurezza, presenti in quasi tutte le strutture: è chiaro che non avremmo dovuto trovarci, oggi, in una situazione del genere e che le scorte di materiali avrebbero dovuto essere ampiamente assicurate. Questo ci porta a dire che bisogna anche intensificare i controlli all’interno delle case di riposo del territorio”.

Altro punto fondamentale per la Cisl Fvg, quello che riguarda il personale, con la necessità di prevedere da subito un piano di assunzioni anche per le strutture dedicate agli anziani. “Attualmente – prosegue Bordin – registriamo una carenza di personale, con gli operatori che ci sono costretti a turni defaticanti, senza alcun riconoscimento in termini di premialità, e che lavorano con contratti spesso precari e collegati al mondo delle cooperative: in queste condizioni è davvero difficile pensare di affrontare una pandemia, garantendo la piena sicurezza dei nostri anziani, ma lo stesso discorso, della carenza di personale, vale anche per gli ospedali della regione”.

“A situazione data – conclude Bordin – come Cisl chiediamo un forte intervento non solo di Asugi, ma anche delle istituzioni regionali, che non possono lasciare soli e senza tutele chi lavora in prima linea, ma anzi devono assicurare che non esistano strutture di serie A e B e che il bene primario della salute sia totalmente salvaguardato. Sarebbe, poi, utile e auspicabile riproporre anche qui in Friuli Venezia Giulia le esperienze già avviate in altre regioni, ovvero quelle stanze degli abbracci, che certamente porterebbero conforto ai nostri anziani e ripristinerebbero in parte quella normalità venuta meno con la cancellazione delle visite dei familiari: insomma un momento di umanità di cui abbiamo tutti bisogno”.

“Non dobbiamo – aggiunge Davide Volpe, referente della Cisl Fp Trieste per la sanità privata e il terzo settore – abbassare la guardia e, mai come ora, siamo chiamati, tutti assieme, a sostenere i lavoratori del comparto, se vogliamo dare una risposta di qualità ai bisogni degli utenti. Per quanto ci riguarda, continueremo a dare voce agli operatori della sanità, che possono contattarci in qualsiasi momento”.