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L’EDILIZIA E’ IN CRESCITA, MA I CONTRATTI INTEGRATIVI NON SI RINNOVANO

L’analisi di fine d’anno di  FENEAL UIL – FILCA CISL – FILLEA CGIL

Rilancio del settore, sicurezza, fabbisogni professionali, formazione, sono tutti temi di cui si discute da inizio 2021, quando la ripresa in edilizia, per qualcuno, era ancora dubbia. Oggi, anche grazie agli incentivi (il famoso “110%”, ecobonus e sismabonus per primi) siamo di fronte a un settore in grande attività, che combatte tra il reperimento di materie prime e la ricerca di manodopera specializzata, e con tante commesse da acquisire in grado di riempire le agende del 2023 per la gran parte delle imprese edili locali, tant’è che in molte aree della regione operano sempre più imprese anche da oltre confine.

In una situazione come quella attuale, a fronte delle scadenze contrattuali legate alla contrattazione territoriale e regionale (di secondo livello), le associazioni datoriali del settore edile stanno temporeggiando e ritardando nel rispondere alle giuste richieste di miglioramento, economico e normativo, avanzate da Feneal UIL Filca CISL Fillea CGIL regionali e territoriali.

Sono soprattutto Confartigianato, CNA e Confapi, in riferimento agli accordi regionali, a rimandare e allungare i tempi, ma pure ANCE, relativamente agli accordi territoriali nelle quattro ex provincie, pur dimostrando qualche apertura, non spinge ancora verso la conclusione dell’iter di rinnovo negoziale.

Feneal Filca Fillea regionali e territoriali, dopo mesi di attese e rinvii senza risposte, auspicano la chiusura di tutti i  tavoli contrattuali in tempi brevi e con tutte le associazioni datoriali, quale funzione di sviluppo anche dell’economia regionale (l’edilizia è il comparto con il maggior moltiplicatore di sviluppo per l’economia e per i comparti a esso collegati) e per dare finalmente l’adeguamento retributivo adeguato e dignitoso che i lavoratori edili meritano e che da troppo tempo aspettano, è tanto più difficile capire perché le imprese temporeggino ancora oggi, dato che le condizioni generali del settore lo permettono e ce lo impongono, dopo anni di contrazione e congiuntura negativa, per non dover ricorrere ad azioni di mobilitazione e agitazione per ottenere quanto dovuto.

Probabilmente la crisi del decennio 2008-2018 ha fatto dimenticare la prassi del confronto, quando a fronte di numeri negativi e di impossibilità a erogare “premi di risultato” (EVR), ci si limitava a proroghe e rinnovi, condizionati da ristrutturazioni, fallimenti, concordati.

L’edilizia è da sempre un comparto dove bilateralità, prevenzione, sicurezza e formazione costituiscono un centro di interessi tra le rappresentanze dei lavoratori e delle imprese che, attraverso il dialogo e il confronto continuo, vengono governati e regolati. Le Casse Edili, assieme a Scuole Edili e i comitati tecnici paritetici, rappresentano un riferimento operativo e dinamico che va però sostenuto con un aggiornamento costante delle dinamiche contrattuali.

In questa fase, oltre a determinare strumenti che migliorino la condizione economica dei lavoratori edili, specie per quelle mansioni che necessitano perfezionamenti ma non solo, vanno definiti Protocolli sulla Legalità e sulla Sicurezza, con il coinvolgimento delle istituzioni e degli organi di controllo di INAIL, INPS, ASL, Ispettorato del lavoro, per evitare infiltrazioni di imprese non regolari nel tessuto industriale e artigianale del settore edile e quale utile contrasto anche ai  fenomeni del lavoro nero e della “fuga dal contratto edile”.

In questo senso la sfida comune dovrebbe esser colta in particolare dalle tante imprese virtuose costituenti il comparto delle costruzioni che per prime dovrebbero essere interessate ad evitare il dumping da parte di imprese scorrette.

Ulteriore tema, paradossale se si pensa ai 10 anni prima, è la necessità di reperimento di manodopera specializzata, con un comparto delle costruzioni che sta cambiando ed evolvendo e dunque necessita di un’azione coordinata che richiami interesse verso le scuole professionali edili, modificando la percezione comune che vede il “muratore” come colui che svolge lavori rischiosi, sporchi, di bassa competenza professionale e mal pagato. Bisogna avvicinare i giovani al settore, partendo dal principio che l’edilizia è oggi una interessante opportunità di lavoro, sia per le innovazioni introdotte nelle lavorazioni, nelle attrezzature, nelle tecnologie nelle professionalità da sviluppare e tanto più dal punto di vista economico.