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PRAMOLLO: 4 ANNI E ANCORA NULLA DI FATTO

Quattro anni trascorsi, in un susseguirsi di aspettative, speranze e promesse e ancora nulla di fatto: il progetto Pramollo resta sulla carta, bloccato da “gelosie” territoriali incomprensibili. La denuncia arriva dalla Cisl del Friuli Venezia Giulia, convinta che proprio sul fronte del turismo e del parallelo rilancio della montagna serva scalare le marce. “E’ da anni – fa un po’ di cronistoria il segretario Franco Colautti – che sentiamo parlare e condividiamo anche con la presidente Serracchiani, la necessità di non frenare l’iter avviato e soprattutto di portare avanti un progetto dalla forte utilità, nella prospettiva di rilanciare non solo Pontebba e la Val Canale, ma l’intero comprensorio dell’Alto Friuli: un progetto del genere, infatti, continuiamo a pensare che potrebbe avere delle benefiche ricadute, oltre che sul turismo, anche, ad esempio, sull’attività edilizia”. Oggi purtroppo – si legge in una nota della Cisl Fvg – continuiamo inermi a scontare il gap di offerta della Valcanale – Canal del Ferro nei confronti dei, molto, più attrezzati vicini. “Per quanto ci riguarda – va in pressing Colautti – siamo ancora di più convinti che alla nostra Regione, ed alla montagna in particolare, sia necessario un turismo attivo ed innovativo e che lo stop del progetto Pramollo dovrebbe farci riflettere una volta per tutte su dove vogliamo andare”. La Cisl Fvg ribadisce la sua idea sul tema: realizzare un sistema turistico globale e non dei singoli poli, senza gelosie territoriali; un sistema che veda la partecipazione diretta alle scelte da parte delle imprese e la responsabilizzazione degli operatori; che realizzi l’integrazione fondamentale con l’agroalimentare e l’artigianato e sfrutti i nuovi canali comunicativi, superando anche il digital divide che la montagna sconta, per invertire la tendenza, recuperare appeal rispetto ai concorrenti ed azionare quel circolo virtuoso che sicuramente potrà portare a nuovi posti di lavoro ed uno sviluppo coeso e sostenibile. “Senza contare – conclude Colautti – che un disegno del genere deve essere sostenuto dal completamento delle dorsali tecnologiche delle vallate montane raccogliendo la filosofia della Smart Land lanciata qualche tempo fa dal Presidente di Eurotech, Roberto Siagri, nonché l’adeguata formazione delle nuove leve, investendo nella cultura dell’accoglienza.