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RAPPORTO ISTAT. ASCENSORE SOCIALE FUNZIONA SOLO VERSO IL BASSO.

Ancora nessun dato incoraggiante che possa far pensare ad una ripresa del nostro Paese. Oggi i dati Istat, ieri quelli sul Pil, delineano un'Italia ancora in forte sofferenza. “L’Istat certifica una situazione economica e sociale non certo incoraggiante per il nostro paese con una ripresa molto fragile e concentrata nei servizi”. Il commento a caldo della Segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan al rapporto annuale presentato dall’Istat. “E’ una Italia sempre più diseguale, dove si allunga la forbice tra ricchi e poveri e con l’ascensore sociale che funziona solo verso il basso”. 
Furlan invita quindi tutti gli attori sociali a riflettere su questa non rosea situazione. “L’aumento delle disuguaglianze e dell’esclusione sociale, dualismi sempre più evidenti sia a livello territoriale che generazionale, natalità in calo, famiglie che si impoveriscono, giovani sempre più scoraggiati, donne sempre svantaggiate sul lavoro, complessivamente un clima di sfiducia e di scarsa partecipazione alla vita collettiva: questo è il quadro allarmante che delinea oggi il nostro istituto di statistica”. “L’aumento delle diseguaglianze sociali, come ha detto oggi Romano Prodi, aiuta i populismi e può portare alla rottura delle nostre società. Ecco perché bisogna trovare dei meccanismi nuovi di redistribuzione del reddito, modificando radicalmente il nostro sistema fiscale e la curva dell’Irpef per far affluire risorse a chi ha oggi di meno. Occorre favorire con un grande patto sociale la strada della crescita, delle politiche attive del lavoro, di una vera alternanza tra scuola e lavoro, con i necessari investimenti soprattutto sulle infrastrutture materiali ed immateriali, innovazione, ricerca, formazione, che sono i veri fattori di sviluppo che oggi fanno la differenza in un mercato sempre più globalizzato e competitivo”. 
Una situazione molto difficile del nostro Paese, una ripresa debolissima, confermata dai dati del Pil sul primo trimestre presentati ieri, e che fa si che l’Italia sia il fanalino di coda di tutta l’Unione. “E’ ormai evidente che non basta qualche decimale di flessibilità contrattato tra l’altro con fatica con l’Unione Europea per risollevare il nostro Pil –il commento di Furlan-. Non si va purtroppo da nessuna parte con questa politica economica. Il nostro Governo deve battersi ancora di più da un lato per cambiare il fiscal compact e lo statuto economico europeo, insieme ad altri Paesi europei, per avere più risorse per la crescita e gli investimenti pubblici indispensabili in infrastrutture, innovazione, ricerca, formazione, in modo da dare più ossigeno alla nostra economia. Dall’altro lato, occorre che il nostro Governo costruisca un vero patto sociale che veda tutte le parti responsabili del nostro paese impegnate su come favorire gli investimenti e la creazione di nuovi posti di lavoro, soprattutto nel Mezzogiorno, aprendo subito un tavolo di confronto sulla riforma fiscale, accantonata inspiegabilmente nel Def, in modo da ridurre le tasse per i lavoratori, i pensionati e le imprese che investono ed assumono i giovani senza lavoro con una lotta seria all’evasione fiscale, agli sprechi ed alla corruzione negli appalti pubblici dove ci sono miliardi di euro che si possono recuperare per la crescita”.