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QUASI 6MILA I LAVORATORI IN CRISI IN FRIULI VENEZIA GIULIA

Per la Cisl Fvg  in regione 67 aziende sono in profonda sofferenza: colpiti tutti i settori, dall’industria al terziario. Alla base delle difficoltà c’è la mancanza di ordinativi e liquidità.

E’ una crisi preoccupante, quella che sta prendendo corpo in Friuli Venezia Giulia, con decine di aziende, sparse su tutto il territorio della regione, in pesante sofferenza. A mettere in luce una situazione da bollino rosso è la Cisl Fvg, che, con il suo Osservatorio interno collegato alle categorie, a luglio rileva, tra le aziende sindacalizzate, ben 67 coinvolte da percorsi di crisi. Il dato è di quelli che non passano inosservati: a fronte di 10.385 lavoratori impiegati nelle realtà indicate, ben 5.851 risultano colpiti dalla crisi, vale a dire sotto ammortizzatore sociale o già sottoposti a procedura di licenziamento. A scontare il peso della congiuntura sfavorevole (ma non solo), sono tutti i settori, da quello industriale al terziario, anche se a pagare il conto più salato è soprattutto il comparto metalmeccanico, che da solo registra 1.892 addetti in difficoltà, seguito dal settore omnicomprensivo delle telecomunicazioni, cartai e spettacolo (1.080 lavoratori), da quello dei bancari e assicurativi (940), dall’agroalimentare (681), dal legno-edilizia (579), dal commercio/servizi (285), dalla chimica (262) e, infine, dai trasporti (132). Quanto alla distribuzione territoriale, non c’è provincia che si salva, anche se Udine, con 35 aziende individuate, copre buona parte delle realtà in crisi. Alla base della sofferenza non c’è solo una generale crisi dei vari settori, ma anche, tra le cause maggiormente segnalate, la mancanza di ordinativi e di liquidità, e concorrenza, spesso in dumping. Se gli ammortizzatori sociali, come la cassa integrazione ordinaria, straordinaria, deroga e solidarietà, sono gli strumenti più utilizzati dalle aziende (30 casi) per far fronte alle difficoltà contingenti, dieci imprese sono già ricorse ai licenziamenti e quattro alla Naspi, mentre le altre stanno “tamponando” con ferie forzate, demansionamenti, ritardi di pagamento degli stipendi o degli straordinari.

“Considerando che la nostra rilevazione si riferisce soltanto alle aziende dove siamo presenti come Cisl, le situazioni e i numeri reali potrebbero essere ancora più drammatici” – commenta il segretario generale, Alberto Monticco. “Già, però, pensare a quasi 6mila lavoratori in difficoltà non ci fa certo stare tranquilli: è chiaro che la politica non può continuare a mettere la polvere sotto il tappeto, ma deve iniziare ad affrontare la crisi esistente con un taglio industriale, costituendo da subito una task force specifica per uscire dall’impasse in cui ci troviamo”. Sono interventi decisi che la Cisl Fvg chiede, auspicando anche un ruolo proattivo dei nuovi direttori, recentemente nominati in seno alle Attività Produttive. “Non possiamo – incalza Monticco – continuare soltanto a reiterare protocolli che sembrano rivolgersi sempre alle stesse realtà, non considerando invece tutte quelle imprese e filiere che attualmente si trovano in difficoltà”. Anche alla luce di recenti dichiarazioni sui fabbisogni professionali della regione – continua la nota cislina – serve l’impegno di tutti a creare percorsi formativi che rappresentino davvero soluzioni concrete ai problemi industriali di questa regione, andando a lavorare sulle filiere e su quegli spazi di sviluppo che ci sono, con una visione complessiva e di sistema che oggi purtroppo non si intuisce”. “Non vorremmo, altrimenti – conclude Monticco – che la fase di liquidazione che si è già aperta per diverse delle 67 aziende da noi monitorate, potesse estendersi anche alle altre, arrivando a colpire ben più dei 6mila lavoratori già in crisi”.