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IL COVID CAMBIA LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, ANCHE IN FRIULI VENEZIA GIULIA

Sanità e smartworking al centro del dibattito. Bevilacqua: “Parola d’ordine sicurezza, a partire dalle terapie intensive”

Non poteva che essere il Covid, il tema al centro del dibattito del consiglio generale della Cisl Fp regionale, stamani a Monfalcone: il virus, infatti, sta cambiando in modo netto il volto della pubblica amministrazione, anche del Friuli Venezia Giulia. Basti pensare all’uso inedito dello smartworking o al sovra lavoro, in stato di emergenza assoluta, nel comparto della sanità. E proprio alla situazione delle terapie intensive fa subito riferimento il segretario regionale Massimo Bevilacqua nella sua relazione introduttiva: “Bisogna velocizzare l’attuazione del piano emergenza, per non ricadere nella situazione in cui si siamo trovati allo scoppio della pandemia: per questo chiediamo che vengano utilizzati velocemente gli oltre 25 milioni già devoluti dal livello nazionale, ad esempio per implementare i posti letto nelle terapie intensive, dai 26 dei mesi scorso ai 109 previsti dal Governo per il Friuli Venezia Giulia” “Allo stesso modo – incalza Monticco – occorrerà vigilare sulle case di riposo che hanno pagato un conto altissimo e sulle quali va attuato un protocollo dedicato: anche su questo apriamo al confronto con l’assessore Riccardi”. Sanità, la cui gestione resta nel mirino della Fp Cisl, che rilancia tutte le criticità organizzative emerse nell’ultimo periodo e frutto di una controriforma, che non ha ancora preso forma se non sulla carta, e che sta creando enormi disagi personale e all’utenza, complice anche il mancato trasferimento delle risorse dall’ospedale al territorio. Quasi ottocento, i lavoratori, tra sanità pubblica, privata e case di riposo, contagiati nei mesi del lockdown e che oggi attendono garanzie e tutele operative. Peccato che, ad oggi, nonostante per la prima volta si sia manifestato contro i direttori generali, non sia stato sottoscritto ancora alcun accordo né regolamento con gli ospedali. Di qui l’appello della categoria alla Regione per colmare una carenza ed impreparazione manageriale che rischia di penalizzare l’attività sanitaria, a scapito di chi ha bisogno di cure e assistenza, a partire dagli anziani. “Da gennaio ad oggi sono stati assunti 119 lavoratori, tra dirigenza, medici specialisti, specializzandi, biologi e farmacisti e 301 unità nel comparto, infermieri, assistenti sanitari, autisti di ambulanza, oss, ostetriche, tecnici della prevenzione, di laboratorio di radiologia e centralinisti, ma sempre pochi rispetto alle esigenze: la sanità merita di più” ­– commenta ancora Bevilacqua, ricordando anche il faticosissimo rinnovo, dopo 14 anni e innumerevoli iniziative di mobilitazione, il rinnovo del contratto della sanità privata.

Non di sola sanità si è però discusso durante il vertice del Sindacato. A centro del dibattito è emersa con forza anche la questione dello smartworking, diventato strumento ordinario in fase emergenziale, senza per questo una compromissione dei servizi erogati. “Vale la pena ricordare – si legge in una nota della categoria – come i dipendenti pubblici sono stati capaci, pur in carenza di organico strutturale (vedi Inps regionale), sia in un momento storico difficilissimo, di garantire in soli sei mesi, una mole di lavoro pari a quella di cinque anni. Un esempio su tutti? Il pagamento dei 12 milioni di domande di cassa integrazione ordinaria, straordinaria, in deroga (prima gestita dalle Regioni) e Fis. “Ferma l’importanza di tornare in presenza sui luoghi di lavoro – commenta Bevilacqua – dobbiamo cogliere l’opportunità dell’utilizzo dello smartworking, laddove possibile, affidandone le modalità alla contrattazione ed introducendo, come per altro si va dicendo da anni, una modalità di lavoro per obiettivi, anche all’interno della pubblica amministrazione”.

Quanto all’adesione allo smartworking in Friuli Venezia Giulia, l’Inps ha aderito al 98%, i Beni Culturali all’86%, i Ministeri al 70%, l’ente Regione al 74%, Ater e Cciaa al 92%. Molto meno propensi gli Enti Locali dove, tranne in poche realtà al 70%, il resto si è attestato al di sotto del 30%. Percentuale inferiore al 2% si è registrata, per ovvi motivi, nei settori amministrativi della Sanità e non si è mai fermata neppure l’attività della polizia locale così come quella delle assistenti domiciliari e sociali e del personale delle case di riposo sia pubbliche che private e tutto il comparto sicurezza.

E sullo smartworking è anche il segretario nazionale Maurizio Petriccioli ad intervenire con estrema chiarezza, anche alludendo alla possibile estensione, al vaglio del Governo, dello stato di emergenza fino al prossimo 31 gennaio: “Questo scenario impatterà anche sulla pubblica amministrazione e sullo sxmartworking che deve diventare una modalità in grado di rispondere in modo efficace ai bisogni di imprese e cittadini. Proprio per questo occorre attivare un vero e proprio negoziato che produca un accordo quadro con regole chiare. Ad oggi, infatti, la legge in vigore sul lavoro agile risale al 2017 ed è stata derogata in fase emergenziale. Questo significa che ci troviamo in un vuoto normativo che va assolutamente colmato”. Quanto ai contenuti dell’accordo quadro richiesto dalla Fp Cisl c’è non solo la costituzione di luoghi sicuri e vicino a casa nei quali lavorare, ma anche la normazione di tutti quei diritti contrattuali, come ad esempio il buono pasto e l’indennità di reperibilità, che costituiscono parte della busta paga, e che con lo smartworking vengono a cadere e devono essere in qualche modo compensati”.

Non poteva poi mancare un cenno alla possibile riforma delle pensioni, con lo stop di quota 100 e l’uscita a 64 anni. “La cosa più importante oggi – afferma Petriccioli – è reintrodurre una finestra di flessibilità di uscita, dando per assodato che non tutte le persone e non tutti i lavori sono uguali: il resto è oggetto di negoziazione”.