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XIII CONGRESSO CISL FVG, RIFLETTORI ACCESI SUI GIOVANI

Sono i giovani al centro della riflessione della Cisl Fvg, impegnata nella sua seconda giornata congressuale. A raccontare aspettative, ma anche la percezione e le richieste verso il Sindacato è un sondaggio realizzato dalla stessa Cisl regionale, che, al momento, ha interessato un campione di oltre un centinaio di ragazzi tra i 17 e 26 anni, e i cui risultati sono presentati oggi in anteprima. “Si tratta di un’indagine che abbiamo appena lanciato e certamente parziale, ma che per noi costituisce un punto di partenza fondamentale nella conoscenza di un mondo che ha un bisogno crescente di tutele e di essere accompagnato in quella delicatissima fase che va dallo studio e dalla formazione all’inserimento lavorativo” – anticipa Claudia Sacilotto per la Cisl Fvg.

A rispondere alle domande sono stati pressoché in egual misura maschi (46,8%) e femmine (53,2%), soprattutto tra i 24 e 26 anni (32,4%) e i 18 e 20 (30,6%), in buona parte universitari (43,2%), con una quota significativa (21,6%) di giovani che non stanno studiando.

Se la conoscenza del Sindacato è assodata, con oltre il 97,3% dei partecipanti che dichiara di averne sentito parlare soprattutto in famiglia (76,9%), da giornali e tv (64,8%) e genericamente navigando in rete (41,7%), la natura del Sindacato è invece più dubbia, con il 45% delle risposte che definisce il Sindacato un ente pubblico, a fronte dl 71,2% che correttamente lo identifica come un’organizzazione dei lavoratori. Minoritarie, ma presenti al 9% e al 7,2% le risposte di chi ritiene il Sindacato un partito politico e un’associazione di volontariato.

L’esperienza diretta di un famigliare (75,3%) piuttosto che di amici (37,1%) e parenti (31,5%) resta la prima fonte di conoscenza del Sindacato e si lega soprattutto all’espletamento di pratiche attinenti al lavoro, come, ad esempio, pensione e cassa integrazione (58,5%) ed a problemi con il datore di lavoro (43,6%).

“Senz’altro – commenta il segretario regionale Alberto Monticco – la parte più interessante dell’indagine riguarda le aspettative e le proposte che i giovani hanno verso di noi, a partire da un legame più saldo tra scuola e mondo del lavoro, ma anche rispetto alla conoscenza di loro diritti”.

Ed è così che il 72,1% degli intervistati chiede più informazioni su cos’è il Sindacato già dalla scuola e dall’università, assieme a iniziative mirate (62,2%), anche se le due voci prevalenti rispetto l’impegno che il Sindacato dovrebbe maggiormente prestare verso i giovani, riguardano l’agevolazione dell’ingresso nel mercato del lavoro (74,8%) e la conoscenza approfondita dei diritti (63,1%), accanto alla creazione di spazi dedicati agli under 30.

Entrando nel merito delle proposte, affidate a risposte libere, sono sostanzialmente 5 le aree di intervento che interessano maggiormente i giovani, vale a dire la presenza del Sindacato già dalla scuola e dall’università, e l’avvicinamento al mondo del lavoro, inteso come necessità che il Sindacato accompagni l’inserimento, anche stabilendo partnership con gli istituti del territorio, facendo orientamento e mostrando tanto il bello quanto il “brutto” del lavoro, creando, assieme alle aziende, programmi di inserimento. Gli altri interessi riguardano tutto quel che c’è da sapere su diritti e doveri, a partire dagli stessi contratti; la formazione, sia attraverso stage che tirocini; e la richiesta di ascoltare di più, creando “canali di fiducia”.

Riflettori accesi anche sulla visione del futuro. Se oggi a spaventare di più, accanto all’incertezza determinata dalla pandemia (37,8%) sono la possibilità di non trovare lavoro (55%) e gli stipendi troppo bassi (57,7%), seguita a distanza dalla paura di non riuscire a completare gli studi (29,7%) e della crisi climatica (27,9%), la proiezione di se stessi a cinque anni di distanza è a luci ed ombre. “Certamente, come è giusto che sia – commenta ancora Monticco – prevale l’ottimismo, con una netta predominanza di chi si immagina lavoratore dipendente (51,4%), laureato (46,8%) e felice (38,7%), non possiamo non pensare a chi, invece, già ora sta dichiarando che si vedrà disoccupato (9%), povero (12,6%), e disilluso (9%). Qui starà tutta la nostra capacità di essere inclusivi e giocare partite occupazionali davvero convincenti e attivarci per essere più presenti e punto di riferimento”.

Uscendo dal sondaggio – si legge nel comunicato della Cisl Fvg – non è possibile trascurare il fatto che l’Italia e purtroppo anche il Friuli Venezia Giulia non sono un Paese per giovani, se consideriamo che la crescita delle assunzioni è trainata dal lavoro temporaneo (su 240mila assunzioni, 121mila sono a tempo determinato), dalla somministrazione e dal lavoro subordinato, senza contare il tasso di emigratorietà, tra i più alti per il Friuli Venezia Giulia, con 4 italiani che emigrano ogni 1.000 residenti. Allargandoci al quadro complessivo della Penisola e stando alla fotografia della Corte dei Conti sul sistema universitario, negli ultimi 8 anni i trasferimenti per lavoro sono aumentati del 41,8%; quanto ai cervelli in fuga, nel 2018 ne sono partiti 117mila, di cui 30mila laureati.

“Credo che su questo – conclude Monticco – dovremo fare una seria riflessione, così come sui contratti precari e sulle paghe, in alcuni settori, come il turismo e il commercio, talvolta davvero indecenti, che creano una forza del lavoro impoverita costituita da manovalanza usa e getta”.