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Sulla querelle delle quote per gli alunni stranieri

Intervento di Donato LAMORTE, Segretario Regionale Cisl Scuola Friuli VG

Quote alunni stranieri: la querelle della settimana in regione implementata dall’uscita del Ministro Gelmini sui media che con la sua proposta prevede un massimo del 30% di alunni per classe, ma già ammorbidita nel senso che da tale tetto esclude quelli che sono nati in Italia e che si aggirano intorno al 36-37%.
Poi nella nostra regione, o per spirito di corpo o perche bisogna dire sempre e comunque qualcosa, c’è chi si spinge addirittura più in là, chiedendo che la percentuale debba essere ancora abbassata. (Sic!)
In Friuli Venezia Giulia su 141.331 studenti frequentanti le scuole di ogni ordine e grado, l’11,27% cioè 15.932 sono studenti provenienti da altri paesi, quindi un rapporto pari a 8,9 studenti stranieri per ogni 100 studenti autoctoni. Quanto detto può essere considerato sicuramente la media del pollo, ma la realtà in Friuli Venezia Giulia è questa e i dati riportati sono inconfutabili, perché provengono dall’Ufficio scolastico regionale del Friuli Venezia Giulia.
Poi abbiamo realtà scolastiche in cui la percentuale è più alta e in certe situazioni la classe è formata maggiormente da alunni non comunitari. La motivazione di ciò, non è dovuta all’occupazione delle nostre scuole dagli alunni non comunitari, basta guardare i numeri sopra riportati, ma unicamente al fatto che le famiglie abitano quasi tutte nello stesso quartiere e la scelta di far frequentare il figlio nella scuola più vicina alla loro abitazione è obbligata.
Questa è la situazione nella nostra regione. Enfatizzare l'aspetto delle quote e delle percentuali significa prendere il problema per la coda e non risolverlo. Vanno trovate soluzioni adeguate ai diversi contesti di insediamento abitativo e di servizi che le diverse realtà presentano.
Un miracolo fino ad ora c'è stato ed è venuto dalla capacità della scuola di assumere, con le sole sue forze, la passione e la capacità dei suoi operatori, la difficile sfida dell'accoglienza e dell'integrazione di nuovi alunni, alunni che venivano da altre culture e avevano altre lingue. Ora è tempo di forti e lungimiranti politiche di sostegno.
Occorre pensare ad un complesso piano di servizi per l'accoglienza e l'integrazione più che fermarsi a fissare delle percentuali di iscrizione alle singole scuole. Le politiche scolastiche si devono collegare ed armonizzare con le più generali politiche per la città e per la cittadinanza. Per questo non si danno risposte facili e ricette miracolose.
Occorre garantire che l'attuazione de misura enunciata si riveli realmente a favore dell'integrazione e che non comporti invece l'acuirsi di disagi per gli immigrati che frequentano la scuola italiana, anche favorendo politiche abitative e di trasporto pubblico che ne agevolino la messa in opera.
E' proprio sui servizi alle realtà più fragili che si devono misurare delle serie politiche di accoglienza e di integrazione, chiamando in causa gli EE.LL. Su questo, più che sulle percentuali di iscrizione, bisogna puntare. Questo vale per la città, vale per le sue scuole.

Palmanova, 11/01/2010