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OCCUPAZIONE A LIVELLI RECORD IN FVG, MA PREOCCUPA IL FUTURO IMMINENTE

Urge ampliare la cigo: caro energia e soprattutto materie prime difficili da reperire peseranno sull’economia del Fvg, se non sapremo sfruttare meglio le filiere

Livelli di occupazione record per il Friuli Venezia Giulia, ma la fotografia del momento non basta a rassicurare la Cisl Fvg, preoccupata da un futuro non troppo lontano, in cui peserà sempre di più il caro-energia, ma soprattutto la carenza delle materie prime. “Se guardiamo ai dati relativi all’occupazione è evidente il generale trend di crescita del Friuli Venezia Giulia, anche se, in questo quadro più che positivo, emergono già dei motivi di preoccupazione, come, ad esempio, l’elevato tasso di disoccupazione che continua a caratterizzare la componente femminile, e che si assesta sul 7,5%, ma che in territori come Gorizia e Udine arriva anche all’8,5% e 9%. Allo stesso modo un dato da tenere sotto controllo è quello della provincia di Trieste, con il numero di occupati che tra il 2020 e il 2021, in controtendenza rispetto agli altri territori, è sceso di un migliaio di unità, con un tasso di disoccupazione salito dal 4,4% al 5,6%” – commenta il segretario della Cisl, Cristiano Pizzo, responsabile del Dipartimento Industria del Sindacato.

Se le dinamiche del mercato del lavoro, sono per loro natura volubili, caro energia e difficoltà di approvvigionamenti delle materie prime, specialmente componentistica, sembrano determinare un quadro di prospettiva dai confini incerti. “Nei prossimi mesi – spiega Pizzo – sconteremo in maniera presumibilmente molto pesante le conseguenze non solo della guerra in Ucraina, ma soprattutto della pandemia, che di fatto ha, e continua a condizionare, le forniture soprattutto della componentistica e delle schede elettroniche indispensabili all’industria locale e ad alcune filiere strategiche come quelle dell’elettrodomestico e dell’automotive e dei terzisti collegati come, ad esempio, le serigrafie. Basti pensare alle quattrocento navi ancora bloccate a Shangai per il Covid e che quando ripartiranno per l’Europa andranno ad intasare i porti con ulteriori ritardi delle consegne”.

A dare la misura di questo scenario è la fotografia che il Dipartimento Industria della Cisl FVG sta scattando in questi giorni, all’interno delle aziende. Su tutte, per iniziare, il settore della metalmeccanica, che vede a livello regionale, almeno 26 grandi e medie aziende coinvolte in situazioni di crisi, prevalentemente legate alla mancanza/calo di commesse ed, in egual misura, proprio alla carenza delle materie prime. Su un totale di 7.137 addetti totali delle 26 aziende considerate, ben 3.758 sono direttamente interessati da percorsi di ammortizzatore sociale, in massima parte cassa integrazione ordinaria, o almeno da ferie forzate.

“Resta, poi, il fatto – aggiunge Pizzo – che per molte di queste aziende gli ammortizzatori sociali andranno in esaurimento con i mesi di giugno e luglio e, nella massima parte dei casi, entro la fine dell’anno, lasciando moltissimi lavoratori scoperti, se non si troveranno soluzioni riparatorie”.

Soluzioni che qualche azienda sta già mettendo in atto per contenere, ad esempio, il rincaro dell’energia e delle materie prime sempre più introvabili, se non a carissimo prezzo. E se, ad esempio, alcune cartiere (si vedano tabelle della mappatura del Dipartimento Industria della Cisl FVG) – per definizione aziende fortemente energivore – stanno resistendo grazie ad una marginalità tale da garantire il mantenimento di un equilibrio economico, per altre il prodotto a bassa marginalità e l’impossibilità di scaricare l’aumento dei prezzi sul cliente finale, sta impattando pesantemente sui lavoratori. Ed anche le strategie messe in campo dalle aziende, come, ad esempio (è il caso di alcune cartotecniche con lavoro a ciclo continuo) lo spostamento delle turnazioni sul week end per usufruire delle tariffe Enel di terza fascia, si stanno rivelando assolutamente inefficaci, costringendo molte di esse a rinunciarvi.

“Siamo di fronte, da una parte, a soluzioni tampone inefficaci, e dall’altra, all’attivazione di ammortizzatori sociali in esaurimento. E’ chiaro che, considerando che il problema energetico e soprattutto delle materie prime non finirà nell’immediato, ma anzi diventerà presumibilmente strutturale, sarà prioritario affrontare in chiave altrettanto strutturale, oltre che emergenziale, i temi in questione” – incalza Pizzo

In quest’ottica – conclude il comunicato della Cisl Fvg – sarà indispensabile intervenire su alcuni strumenti già esistenti, partendo dagli stessi ammortizzatori sociali. “Per fare un esempio – propone il segretario cislino – il caro energia, differentemente dalla mancanza di materie prime, non rientra nei criteri individuati dal Decreto del 2016 sulla concessione della cigo: per questo chiediamo di ripristinare temporaneamente, almeno fino al 30 giugno, una misura simile alla cassa Covid, ovvero un certo numero di settimane al di fuori del computo complessivo e senza indicare la causale. Questo potrebbe essere un primo intervento per superare l’emergenza in corso e dare tempo per l’elaborazione di soluzioni più durature e a lungo termine e governare le transizioni”.