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PRIMO MAGGIO 2020: IL LAVORO IN SICUREZZA PER COSTRUIRE IL FUTURO

Un Primo Maggio diverso, quello che stiamo vivendo oggi, senza piazze. Ma con tante sfide determinanti per il futuro, che ci devono vedere in prima linea.

Ci si chiederà a cosa serva ancora festeggiare il Primo Maggio; se ha senso celebrare la festa del lavoro quando il lavoro non c’è, con l’economia in ginocchio, e un’emergenza che rende il nostro futuro un’incognita, come mai forse prima d’ora.

L’appello alle Istituzioni sul “lavoro che manca” è purtoppo da qualche anno una triste costante: abbiamo passato i lunghi anni della crisi, le fragili prospettive della ripresina e adesso abbiamo incontrato il Covid-19.

Forse oggi, alla luce delle difficoltà imposte dalla pandemia, è più chiaro capire quali siano le priorità della nostra agenda e quale è il ruolo del Sindacato, anzi dei corpi intermedi: quello di intercettare e rappresentare la parte in difficoltà del Paese, di aiutare le persone che non riescono ad uscire da un presente così complicato e che sta minando il loro futuro e soprattutto il futuro delle generazioni a venire.

Le nostre sedi sono rimaste sempre aperte per dare risposte, consigli, conforto: aperte anche quando quelle “istituzionali” erano chiuse.

E’ legittimo chiedersi perché festeggiare e cosa festeggiare se siamo reclusi e con la sensazione di non essere più padroni del nostro destino, in balia di scelte, spesso complicate da comprendere, calate dall’alto che lasciano la sensazione di una incomprensibile distanza fra Istituzioni e cittadini.

Sono domande che è giusto porsi e che credo tutti, in cuor nostro, ci siamo fatti.

E proprio da queste considerazioni nasce la consapevolezza che è giusto e sacrosanto festeggiare il Primo Maggio.

Giusto per dare un segnale di speranza e di presenza; sacrosanto perchè dobbiamo rivendicare il nostro diritto a decidere del nostro futuro.

Oggi più che mai è giusto essere responsabili: e i corpi intermedi, assieme, con una serie di accordi difficili e complicati, stanno indicando la via.

La via della contrattazione e della concertazione: la via con cui si cercano le sintesi comuni per uscire, assieme, dalle difficoltà.

Sarebbe facile, come una certa parte della politica ci ha abituato, limitarsi a denunciare delle ingiustificabili inefficienze e segnalare la mancanza di quelle risposte, necessarie per il Paese e per la dignità delle persone: carenze che nessuna pandemia può giustificare.

Una su tutte? L’inqualificabile ritardo nel pagamento delle indennità previste dagli ammortizzatori ai lavoratori.

E’ dall’inizio della pandemia che il Sindacato segnala l’emergenza della “liquidità” dei lavoratori: e siamo riusciti a vedere di tutto. Dal blocco del sito INPS, a convenzioni complicate da gestire con una burocrazia asfissiante e cervellotica, utile solo a far sopravvivere se stessa, al valzer delle autocertificazioni, ma di soldi nemmeno l’ombra.

Strano che anche in questo caso non sia stata prevista una task force di qualche decina di consulenti: sarebbe da verificare se i ritardi nei pagamenti si verificano anche per le loro indennità!!!

Dobbiamo festeggiare il Primo maggio per ringraziare quelle persone che si sono prodigate per gli altri anche a costo della loro vita, per salutare anche coloro che non ci sono più.

Oggi abbiamo di fronte a noi una sfida diversa, ma molto più interessante e decisiva per il nostro futuro. Non combattiamo solo per la ripresa del sistema economico, ma per delineare un nuovo modello (anche culturale) di lavoro; per progettare e realizzare nuovi paradigmi, questa volta validi per tutti, dai lavoratori dipendenti a quelli autonomi, per gli uomini, ma anche per le donne.

E’ una sfida irripetibile che la pandemia ci offre e su cui il Sindacato deve starci dentro fino in fondo, perché, altrimenti, sì che si porrà colpevolmente fuori dalla storia e dalla contemporaneità.

Questo significa che dovremmo giocare punto su punto per ottenere, in via definitiva, quei diritti che sono il proseguo moderno di quelli conquistati a fatica con le battaglie degli anni Settanta.

➢ La costruzione di un lavoro sicuro, come recita lo slogan di questo nostro Primo Maggio nazionale. Un lavoro che sappia coniugare, e non contrapporre, salute e occupazione. Non si sceglie più o uno o l’altro. (come è accaduto per l’Ilva o per la nostra ferriera di Servola). Lavoro, salute, ambiente devono far parte dello stesso modello

➢ Una reale conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, valida per gli uomini e le donne, sulla base di modelli concertati di flessibilità e strumenti di welfare aziendale e territoriale: che in termini concreti significa, dare la possibilità ai lavoratori e alle lavoratrici, oggi fortemente penalizzate, di non dover più sacrificare la propria occupazione o carriera professionale per gestire i figli o i famigliari non autosufficienti perché non esiste la flessibilità degli orari del lavoro e dei servizi o perché i servizi non sono integrati pienamente con le esigenze di chi lavora

➢ Un’attenzione maggiore al mondo del lavoro autonomo, con la consapevolezza che è parte fondamentale del nostro sistema produttivo, e non un ripiego

➢ Un sistema scolastico e formativo che sia all’altezza delle sfide che dovremo affrontare e che sia in grado di preparare le generazioni future

➢ Un sistema di welfare che sia di aiuto a sconfiggere la povertà e dare prospettiva nel presente e nel futuro

Il lavoro resta la leva fondamentale per restituire una prospettiva credibile per il futuro del nostro Paese: ed è per questo che anche quest’anno nonostante tutte le difficoltà abbiamo deciso di festeggiare lo stesso la Festa dei Lavoratori.

Viva il Primo Maggio, viva CGIL CISL UIL!!!

#ioscelgoilPrimoMaggio
#unnuovomondodellavoro