Top
 

Comunicati

Cisl FVG > Internazionale  > TAMPONE PER ENTRARE IN AUSTRIA: I SINDACATI VOGLIONO VEDERCI CHIARO

TAMPONE PER ENTRARE IN AUSTRIA: I SINDACATI VOGLIONO VEDERCI CHIARO

Il provvedimento interessa anche i confini di Tarvisio e Paluzza con la Carinzia: misura in contrasto con l’ultima raccomandazione del Consiglio Europeo

Sull’obbligo del tampone per i lavoratori frontalieri che devono entrare in Austria, i dipartimenti internazionali di Cgil, Cisl, Uil Fvg vogliono vederci chiaro. Il provvedimento del governo austriaco, entrato in vigore nei giorni scorsi, è – secondo i Sindacati – in contraddizione con la raccomandazione emanata dal Consiglio Europeo a fine gennaio scorso, dove è scritto che gli Stati membri non dovrebbero imporre un test o la quarantena/l’autoisolamento a coloro che vivono in regioni frontaliere e che attraversano la frontiera quotidianamente o frequentemente per motivi di lavoro, affari, istruzione, famiglia, cure mediche o assistenza, in particolare le persone che esercitano funzioni critiche o essenziali. “E’ chiaro che l’obbligo introdotto dal governo austriaco di imporre un tampone settimanale anche ai lavoratori frontalieri – spiegano Cgil, Cisl, Uil – penalizza fortemente i pendolari che devono oltrepassare, nel caso di quelli residenti in Friuli Venezia Giulia, i confini di Tarvisio e Paluzza per recarsi in Carinzia e questo è in pieno contrasto con tutta la normativa europea sulla libera circolazione dei lavoratori”. La raccomandazione del Consiglio Europeo aggiunge anche che comunque, nel caso venga introdotto l’obbligo di test per gli spostamenti transfrontalieri, la frequenza dei test imposti alle persone deve risultare proporzionata. “Per quanto ci riguarda – fanno sapere i Sindacati – crediamo che la frequenza settimanale debba perlomeno essere ripensata, tenuto conto che, diversamente dall’Austria, dove i tamponi sono gratuiti e si possono fare in farmacia, in Friuli Venezia Giulia i tamponi antigenici saranno disponibili solamente a marzo e comunque a pagamento. Nel frattempo, i lavoratori frontalieri si devono rivolgere alle strutture private per effettuare quelli molecolari, con tempi e costi non certamente compatibili con quelli della mobilità frontaliera. Valuteremo le azioni da porre in campo, non escludendo di chiedere alla Regione non solo di farsi carico dei tamponi dei frontalieri, ma anche di intervenire con il governo carinziano sul problema sollevato. Questo tenuto conto del flusso di persone che si spostano per lavoro tra Friuli Venezia Giulia e Carinzia, dove attualmente peraltro risiedono, stando agli ultimi dati disponibili del governo austriaco, 2.938 italiani”. E sarà proprio questo il primo punto all’ordine del giorno di una riunione già fissata per la prossima settimana con i colleghi del Sindacato austriaco Oegb.