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INDUSTRIA, OLTRE 3MILA POSTI DI LAVORO PERSI NELLA SOLA METALMECCANICA

Industria friulana sempre più in crisi con oltre 3mila posti di lavoro persi negli ultimi due anni soltanto nel comparto della metalmeccanica. Posti persi "reali", vale a dire che i pensionamenti incidono per una piccolissima parte e che a pagare il conto della crisi sono quelli in piena età lavorativa.
La denuncia arriva dalla Fim regionale, oggi riunita in un vertice dal quale emerge chiara la necessità di definire politiche, anche regionali, mirate alla crescita ed allo sviluppo, reperendo le risorse dall’abbattimento dei costi della politica e dei livelli istituzionali.
Il manifatturiero, infatti, è in ginocchio e si allargano i fronti dell’emergenza con sempre più aziende – e lavoratori – in difficoltà, tanto che nel II trimestre dell’anno il tasso di occupazione è sceso ulteriormente, attestandosi a -0,5%.
A soffrire è tutto il comparto industriale, dalla chimica (vd fallimento dei Laboratori della Diaco di Trieste) al legno arredo (così il caso della Florida di Pordenone), per non parlare dell’edilizia e appunto della metalmeccanica. Proprio quest’ultima continua a registrare sensibili perdite, basti pensare che in questi giorni alle aziende già in crisi se ne sono aggiunte di nuove come, ad esempio, in provincia di Udine, la D.E.Radiator, le Officine Riunite e la Friulco che, assieme, contano attorno ai 300 esuberi.
E le cose non vanno meglio nè a Trieste, dove la questione della Ferriera desta allarme, nè a Pordenone dove il "bianco" è ancora lontano dalla ripresa se si considera che, stando alle previsioni, entro il 31 dicembre usciranno dalla Electrolux 1 milione di lavatrici, a fronte di una capacità produttiva di 1,5 milioni e che gli esuberi stimati qualche mese fa (287) sono tarati su una produzione di 1,3 milioni, vale a dire più di quella realizzata.
A questi numeri, poi, si aggiungono quelli dell’Isontino, con mille posti di lavoro volatilizzati nell’indotto di Fincantieri e 230 soltanto da due aziende, Eaton e Carraro.
"Per la nostra industria – spiegano il segretario regionale della Cisl Giovanni Fania e il segretario della Fim Cristiano Pizzo – la situazione è gravissima: al di là dei numeri noti sulle ore di cassa integrazione, quello che preoccupa è l’occupazione che non riparte, anzi arretra. "Occorrono – ribadiscono Fania e Pizzo – interventi mirati a sostegno del comparto industria e politiche di sviluppo per un tessuto produttivo fragilissimo. Ecco perchè la Cisl chiede, ad esempio, forti strumenti regionali anticrisi, ma soprattutto la ridefinizione degli strumenti finanziari, interventi sulla legge 4 e sulla 116, incentivi alla ricerca ed un rilancio del ruolo dei distretti.

Mariateresa Bazzaro
Ufficio stampa Cisl Fvg