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CHIAREZZA SUL “CASO MAESTRE E CENTRI ESTIVI”

Credo sia doveroso fare chiarezza sul tema che in questi giorni sta animando il dibattito cittadino, ovvero la sentenza emessa dal Tar sulla lite legale promossa da alcune insegnanti.
Vado a monte della vicenda. Per quanto ci riguarda, come Cisl, avremmo voluto confrontarci con l’Amministrazione su un'idea di riorganizzazione centrata sulla rivalutazione del patrimonio umano di tutti i dipendenti comunali, con l'obiettivo di fare della macchina pubblica una leva di rilancio del territorio, anche e specialmente in assenza di altri soggetti, oggi purtroppo sopiti dinnanzi alla crisi.
Ci saremmo aspettati un disponibilità in questo senso per ridare dignità vera ai lavoratori comunali e quel riconoscimento professionale che non può che partire dal proprio “datore di lavoro”.
E questo anche per scalciare, una volta per tutte, la facile demagogia secondo cui le inefficienze dell'apparato pubblico sono da attribuire ai dipendenti piuttosto che all'incapacità, spesso manifestata, delle istituzioni di governare e gestire.
Vorrei ricordare che in questi anni i dipendenti pubblici hanno assicurato, malgrado tutto, il funzionamento di molti servizi, dalla sanità alla scuola.
E tutto ciò nonostante procedure e procedimenti assurdi e bizantini imposti dalla dirigenza; malgrado locali al limite della decenza e praticabilità, e, ancora, malgrado la politica più attenta ad incassare il consenso sulle inefficienze della P.A., piuttosto che promuovendo azioni concrete a favore del bene collettivo.
E veniamo alla questione dei centri estivi. A ridosso dall'avvio, l'anno scorso ci siamo trovati di fronte alla determinazione della Giunta di utilizzare insegnanti ed educatrici comunali , con utilizzazione, per non sbagliare misto tra attività chiaramente ludiche e didattiche.
Una decisione per noi inaccettabile, presa sulla base di mere valutazioni economiche (salvo poi essere disattese!) e senza tener in conto gli aspetti contrattuali e giuridici e neppure la professionalità delle insegnanti. Insomma, la pezza che si cercava di mettere al bilancio comunale ci sembrava peggio del buco che si voleva coprire. Spiace che su questo la Giunta – in barba anche al protocollo sulla concertazione precedentemente sottoscritto – si sia chiusa al confronto, forzando per altro la situazione con la proposta di un premio per i dipendenti, comunque irricevibile da parte nostra. Di qui la decisione dei lavoratori di adire le vie legali.
La comprensibile e condivisa soddisfazione delle ricorrenti è grande quanto la percezione concreta di essere state trattate come le “fannullone” indisponibili a contribuire ai sacrifici del bilancio comunale. Con poco rispetto personale e per le attività educative svolte durante l’anno scolastico ai tanti bambini iscritti. Non giovano neppure alcuni sarcasmi sulla solidarietà espressa dalle insegnanti alle famiglie. Chi conosce gli insegnati e gli educatori dovrebbe sapere che hanno a cuore i propri alunni e le loro famiglie durante tutto l’anno non solo a scadenza anno scolastico .
In una visione strategica volta al miglioramento della P.A., in generale, non può valere il principio “faccio ciò che voglio”; perché se si vuole produrre un vero cambiamento culturale occorre coinvolgere nei processi di riorganizzazione i diretti interessati, cioè i lavoratori.
Siamo sicuri che l'imminente servizio estivo non sarà penalizzato, confidando nella serietà della dirigenza pubblica sollecitata anche dalla sentenza del Tar; così come pensiamo che sia possibile trovare il necessario risparmio in altre pieghe del bilancio comunale e fatte salve le spese per il personale, magari riuscendo a migliorare il già buono servizio offerto.
Speriamo altresì che il Comune prenda atto della sentenza del Tar che riteniamo che per il suo intero contenuto, vada rispettata e non si proceda oltre in un contenzioso che vedrebbe tutti perdenti al di là del risultato. E’ tempo che si volti pagina e si ripristino al più presto “ attive, positive e soprattutto vere “ relazioni sindacali.
Smettiamola però di parlare di costi del personale ogni qualvolta occorre fare risparmi . Gli oltre 760mila posti persi nel settore pubblico per il patto di stabilità e il blocco del contratto da oltre cinque anni non hanno mica risollevato le sorti del nostro Paese. Al contrario ci sembra che questo sia un sacrificio inutile, anzi dannoso per la qualità dei servizi offerti a tutti i cittadini.
E, per favore, basta mettere alla gogna i dipendenti pubblici, contrapponendoli con quelli del “privato”. Così si favorisce solo una guerra fratricida che non fa bene a nessuno.
Perché se è vero che il “pubblico” ha una più accentuata stabilità del posto di lavoro, questa è ormai da anni messa in discussione, basti pensare, guardando in casa, alle migliaia di precari del Centro per l'impiego di Trieste e della scuola ecc.
Mentre nel privato ci affanniamo a offrire alle lavoratrici e lavoratori “continuità reddituale – lavorativa“, nel pubblico vogliamo per caso andare a scardinare quelle condizioni che affannosamente ricerchiamo nel privato ? Non penso giovi a nessuno soprattutto alla collettività.
E se così fosse vale sempre rammentare il vecchio proverbio che non sbaglia mai :
“ ……. Il pesce puzza sempre dalla testa “.