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LETTERA APERTA AL CODACONS FRIULI VENEZIA GIULIA

Ma ce n’era proprio bisogno?

In tempi in cui la società civile si sta battendo strenuamente e con sempre più fatica a favore delle donne, per l’affermazione di una parità di genere ancora, purtroppo, lontanissima e per contrastare quell’ondata di violenza che continua ad infiammare il nostro Paese, alimentata da una sottocultura che vuole la donna come una facile preda o un essere inferiore, il calendario del Codacons rappresenta uno schiaffo inaccettabile.

Lo è per noi della Cisl Fvg, che da anni ci impegniamo nella nostra attività quotidiana, nelle nostre sedi, nei luoghi di lavoro, nei nostri organismi per tutelare le donne e le lavoratrici; ma lo è per tutto quel movimento civile che spinge per una società più equa e in cui le donne possano essere riconosciute per le loro capacità e professionalità e rivestire ruoli per le loro qualità, competenze, capacità.

Il calendario Italienza ha davvero poco a che fare con quel concetto di resilienza, che ben descrive le donne di oggi: donne determinate, capaci, ricche di esperienza, chiamate ad accollarsi sulle loro spalle lavoro e famiglia, in una conciliazione spesso impossibile. Donne nude vestite della sola mascherina hanno davvero ben poco a che fare con l’obiettivo dichiarato dal Codacons di esprimere “la voglia di riscatto del Paese alle prese con la pandemia” del Covid.

Le donne, quelle che incontriamo ogni giorno e che sono l’ossatura dell’Italia, meritano  molto di più.

Foto come quelle pubblicate nel calendario sono certamente scatti d’autore, ma purtroppo, nel contesto proposto dal Codacons, rappresentano a nostro avviso, cliché triti e ritriti di cui faremmo davvero a meno: un esempio di “fuori luogo” vergognosamente aggravato dall’invito a votare la foto preferita, addirittura su Facebook, come si trattasse di una sorta di riffa. Che tristezza. Addirittura Miss Italia quest’anno ha rinunciato alla passerella finale in costume. Ci voleva proprio il Codacons, associazione rispettabilissima, a ripristinare un modello che non appartiene più a nessuno?  E c’è poco da giustificarsi dicendo che “la malizia è negli occhi di chi guarda”…forse il peccato originale è in chi non sa guardare ad una società che vuole e che sta tentando di cambiare.

Ci piacerebbe che il Codacons del Friuli Venezia Giulia su questo battesse un colpo e si schierasse a fianco delle donne resilienti di questo Paese, che non hanno bisogno di spogliarsi per dimostrare chi sono.