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PORDENONE: ECCO DOVE SIAMO

Relazione del Coordinatore dell’Ast Cisl di Pordenone, Cristiano Pizzo.

Buongiorno a tutte ed a tutti,

Vi do il benvenuto in questa bella sala del Consorzio del Ponte Rosso e non siamo qui a caso. Abbiamo scelto questa località per la sua impronta produttiva, industriale ma anche per la capacità di pensare ed elaborare nuove proposte in tema miglioramento continuo come, ad esempio, il recupero di produttività ed efficienza.

Il tema del lavoro, della competitività, della necessità di rilanciare il nostro Paese sarà il filo conduttore dei lavori odierni.

Nel pomeriggio è previsto che una delegazione della CISL si sposti in visita alla LEF 4.0 (Lean Experience Factory) prima fabbrica modello in Italia per apprendere il lean management. Una esperienza nata nel 2011 per volontà di Unindustria Pordenone in collaborazione con la società McKinsey&Company che aveva già realizzato delle altre fabbriche modello in Europa.

La LEF si differenzia rispetto alle altre scuole di formazione perché punta tutto sulla prova, sull’esperienza e questo garantisce un tasso di apprendimento elevatissimo.

Mi piace questo concetto di pragmatismo e di realismo perché spesso, anche nell’ambiente sindacale, vengono sprecati fiumi di parole per descrivere grandi teorie di come deve andare il mondo e non si affrontano temi veri, pratici.

Facciamo qualche esempio.

In Italia non mancano le capacità industriali e i prodotti competitivi ma, talvolta, manca il coraggio delle scelte di prospettiva che spesso sono di pertinenza della politica, in modo particolare di quella del Governo.

E nel mondo del lavoro troppo spesso sentiamo parlare di “mismatch” ovvero di sfasamento, di mancato incontro tra domanda ed offerta di lavoro dal punto di vista delle professionalità. Approfitto per comunicarvi che presto partiranno a Pordenone come nel resto della regione gli sportelli lavoro gestiti dalla CISL. Una sfida importante, un’opportunità da cogliere.

A questo proposito recentemente sono stati pubblicati dati che descrivono le esigenze delle aziende di questa regione nei prossimi cinque anni. Si parla, solo nell’industria, di qualcosa come sei-sette mila addetti che ad oggi non stiamo formando e che, quindi, quando serviranno non avremo pronti.

Esattamente quello che succede già oggi, con l’Unione degli Industriali di Pordenone che dice che occorre “accorciare l’Italia” visto che al Nord c’è il lavoro e al Sud c’è la manodopera specializzata. Oppure come la Friulintagli o il gruppo Pittini nell’udinese che hanno messo in campo azioni mirate per ricercare personale nel nostro meridione. Pensate che nel sito dell’”Università Federico II” di Napoli dove la Cimolai di Pordenone comunica di essere pronta ad assumere ingegneri strutturisti.

*E noi come Sindacato, cosa possiamo fare qui nel nostro territorio?

*Qual è la fotografia del nostro territorio in questo momento?

Il 2017 si era chiuso con Pordenone che si confermava vera locomotiva del Friuli Venezia Giulia sia per il valore aggiunto dell’industria rispetto al PIL tornato sopra il 30% sia per la percentuale di incremento dell’export (+10%) ma soprattutto per il suo dinamismo sul mercato del lavoro e la propensione all’innovazione delle sue aziende. E’ stato un anno di svolta.

Purtroppo non possiamo dire la stessa cosa del 2018.

Quali considerazioni possiamo ricavare da queste dinamiche? La prima parte del 2018 si è posta con una crescita occupazionale in linea con quella del 2017, che a sua volta registrava una situazione particolarmente positiva rispetto al periodo di crisi. La seconda parte dell’anno, invece, ha rivelato un certo rallentamento nella congiuntura economica che, tuttavia, non sembra ancora avere un impatto così negativo sulla crescita ulteriore dell’occupazione, almeno nel territorio del Friuli Venezia Giulia e del Nord-est in generale. Il rallentamento della crescita economica, già segnalato dall’Istat, è diventata a livello nazionale certezza di recessione tecnica.

Noi pensiamo che occorra riprendere seriamente e concretamente un confronto tra i vari soggetti del territorio con la finalità di rispondere alle esigenze che emergono quotidianamente in modo chiaro.

Il Sindacato può e deve essere il collante tra le aziende, gli enti, le scuole, i lavoratori ed i pensionati del territorio. La CISL deve accettare la sfida e deve rilanciare la proposta di un sistema che riprende a comunicare.

Ma dobbiamo smetterla di vivere la sindrome di Calimero quella che “tutti gli altri ce l’hanno con noi, ce l’hanno con Pordenone”.  Quella che va tutto male e non c’è più nulla da fare. Chi la pensa in questo modo non solo non ti aiuta a risolvere il problema ma “è parte del problema”!!!

Don Luciano Padovese ha scritto qualche giorno fa sul Messaggero Veneto.

“vedo una città che ha potenzialità grandi in termini di imprese di grande qualità che esportano nel mondo, in termini di saper fare e di vivacità culturale. Ma resta un limite grande: non ci si mette assieme e non c’è nessuno che aiuti a mettersi assieme…Pordenone deve farsi carico delle proprie possibilità, allargare i contatti, creare partenariati e alleanze che non siano solo formali. Deve imparare a essere “insieme”, deve imparare ad essere comunità.”

Serve un ragionamento per capitoli.

Il mondo del lavoro, la ripresa della contrattazione, il rilancio di buone pratiche sul tema della sicurezza sul posto di lavoro rimettendo questi capitoli al centro del territorio.

E allora qualche proposta ce l’abbiamo.

E se tornassimo a coinvolgere di più i lavoratori? Sia come aziende sia come sindacato.

Per farlo però dobbiamo andare oltre le incompletezze della legge e anche oltre il solito scambio tra controparti.

Dobbiamo rimettere al centro della discussione e del confronto in primis la solidità competitiva delle aziende ed il rispetto e la valorizzazione del lavoro.

Però è chiaro che se parliamo di solidità competitiva dell’azienda ci sono dei parametri oggettivi che, con l’ausilio dei numeri, la descrivono.

Ma se parliamo di valorizzazione del lavoro l’orizzonte si fa meno limpido.

Ci interessa questo ragionamento se…

Salute: nelle aziende non si verificano più infortuni e/o danni per la salute.

Sapere: se promuoviamo la formazione ed istruzione dei dipendenti. E poi…

Stabilità del lavoro: come si fa a chiedere ad un lavoratore di essere partecipativo, collaborativo e i avere entusiasmo se può essere lasciato a casa da un momento all’altro?

Vi è poi tutta la questione del welfare e della previdenza complementare di cui i nostri assistiti parlano sempre più e comprendono che anche quello è denaro, anche quello rappresenta ricchezza uscendo dalle logiche schematiche che gli aumenti salariali sono solo quelli sui minimi dopo i rinnovi contrattuali. E se qualcuno ancora non l’ha capito lo spieghiamo noi.

Abbiamo la possibilità di mettere le risorse migliori e le competenze della CISL di Pordenone a disposizione del territorio per recuperare la situazione e magari la considerazione e l’appoggio della gente. Non possiamo avere paura di confrontarci con la gente che rappresentiamo.

Abbiamo uomini e donne alla CISL, nelle nostre categorie dell’industria, che hanno le competenze per farla questa discussione.

C’è anche la volontà di farla, ne sono convinto. Allora dobbiamo rilanciare a CGIL e UIL la necessità di riprendere la strada del confronto di merito, costruttivo e determinato. E poi questa strada va proposta alle associazioni di categoria, in una sorta di consulta che si adoperi nell’interesse del territorio progettando e concretizzando.

Certo non può bastare a Pordenone che i pordenonesi si diano una mossa. E questo vale per gli amici udinesi e giuliani.

C’è un sistema Paese che come abbiamo visto dai dati delle slides non sta funzionando come dovrebbe.

Per questo il 9 febbraio alcune centinaia di migliaia di persone hanno chiesto di cambiare la politica economica del Governo alla luce dei dati che peggiorano ogni giorno. Gli incontri che si sono succeduti alla grande manifestazione di Roma non hanno fatto fare passi in avanti e pertanto la mobilitazione andrà avanti fino a fine giugno tra manifestazioni ed iniziative in tutto il Paese.

Il 15 marzo c’è stata la manifestazione (con sciopero) del settore degli edili che ha perso oltre 600mila addetti durante la crisi, due giorni fa (il 25/3) lo stop generale del trasporto aereo e dovrebbe esserci ad aprile una iniziativa che riguarda i pensionati.

La nostra è sempre e solo una protesta di merito come testimoniano le tante iniziative anche con i governi precedenti.

Pertanto, come già detto, la mobilitazione continuerà almeno fino a quando il Governo non inizierà a rispondere concretamente alle richieste sindacali.

E fra queste, permettetemi di dire una cosa sul tema delle infrastrutture.

In questo momento la TAV e molte altre infrastrutture che rappresentano fattori di crescita importanti per il Paese sono bloccate. Continuare a rallentare o spostare avanti nel tempo la costruzione di queste infrastrutture significa davvero perdere una possibilità straordinaria di aprirci ai mercati internazionali e rendere più competitive le nostre aziende. Nel campo energetico ricordiamoci poi che il nostro costo è maggiore del 30% rispetto agli altri paesi europei, pensate al TAP (Trans Adriatic Pipeline).

Infine il tema del fisco. Lavoratori e pensionati rappresentano oltre il 90% di chi paga le tasse nel nostro Paese e per questo abbiamo ribadito la necessità di una vera riforma fiscale in aiuto a questi soggetti. Invece si è fatta la flat tax per le partite iva. Sono scelte del governo e noi faremo le nostre.

 Come, del resto, è una scelta di politica economica internazionale anche la recente firma del memorandum con il Governo cinese. Un governo non democratico (è indiscutibile la cosa) in cui il presidente Xi Jinping si è dato l’incarico a vita. Nemmeno Mao aveva tutti quei poteri.

Ma al di là di queste valutazioni che ritengo comunque importanti penso sia doveroso conoscere il testo firmato e farne una discussione non ideologica.

Io spero sia stata valutata la ricaduta di questa firma nell’ambito delle alleanze internazionali. La NATO ha espresso parere non favorevole a questa visita cinese con relativi impegni commerciali, gli USA si sono espressi in modo anche peggiore. Noi ad Aviano abbiamo la base americana che proprio recentemente è stata potenziata portanto nel territorio circa un migliaio di persone nuove con le ricadute economiche che possiamo immaginare, nonostante la cittadella interna.

Penso che all’Italia, però, gli investimenti della Cina servano. Sia sul piano infrastrutturale sia su quello delle nuove tecnologie (anche la cibernetica…) tuttavia se l’obiettivo è il rafforzamento dei rapporti bilaterali tra Italia e Cina non si può rinunciare a trasparenza, sicurezza ed equità.

Concordo con il Presidente Mattarella quando dice che “Italia e Cina sono due nazioni che rappresentano l’una per l’altra un grande volano di sviluppo che può esser messo a frutto attraverso la promozione e valorizzazione anche delle rispettive industrie culturali e creative”.

In questi giorni molti contestatori hanno parlato dei rischi di questi accordi a partire dalla tecnologia 5G perché potrebbe mettere a repentaglio la sicurezza nazionale, dimenticando che la tecnologia 4G è già fortemente influenzata dai cinesi di Huawei di cui, probabilmente, molti in questa sala possiedono smartphone e tablet.

Altra contestazione che viene fatta all’Italia da paesi europei sta sulla inopportunità di questa visita, ma poi scopriamo che nessuno dice nulla sulla visita di Xi Jinping ieri in Francia con Macron e Merkel.

Infine ci sono gli storici che scomodano addirittura Lenin ed una sua frase: “i capitalisti ci venderanno anche la corda con cui li impiccheremo” dimenticando che la Cina esprime l’unico caso al mondo di “comunismo capitalista”.

Un’ultima osservazione sulla questione porti che infiamma la discussione in regione con schieramenti più o meno convinti nell’essere pro o contro.

Tutti parlano dei costi e benefici del “buco” della TAV ma speriamo che al Governo qualcuno abbia pensato ai costi benefici di un intervento così importante per la politica e per l’economia.

Infine, ma non perché sia meno importante tutt’altro, nessuno parla dell’irrisolto problema dei diritti del lavoro nella terra del Dragone. Infatti, I lavoratori in Cina sono stati da tempo privati della libertà sindacale e del diritto di organizzare sindacati indipendenti. Secondo la legge del lavoro in Cina, la Federazione dei Sindacati di tutta la Cina (Acftu), che è effettivamente subordinata al Partito Comunista, ha il potere di organizzare tutti i sindacati, inclusa la creazione dei sindacati di base. Pertanto, i sindacati riconosciuti legalmente raramente sono organizzati in modo indipendente e in base agli interessi dei lavoratori, costringendo molti lavoratori a ricorrere ai propri mezzi per auto organizzarsi nelle vertenze di lavoro e nelle rivendicazioni.

Nel gennaio del 2019, numerosi difensori dei diritti del lavoro, che da tempo si battono a nome di diverse Ong che si interessano di questione legate al lavoro, sono stati anch’essi arrestati. La Confederazione dei sindacati di Hong Kong (Hkctu) e la Globalization Monitor (Gm) hanno lanciato un appello per chiedere al Governo cinese di liberare e di ritirare le accuse contro tutti i lavoratori, gli attivisti del lavoro ed i loro sostenitori trattenuti penalmente per aver esercitato il diritto fondamentale alla libertà sindacale, di porre fine alla repressione contro tutti gli attivisti sindacali e contro l’attività sindacale indipendente, e di garantire che le leggi rispettino i principi fondamentali dell’Ilo di libertà sindacale.

Ecco magari su questo tema, mi rendo conto delicato, dovrebbe esprimersi pubblicamente la CISL nazionale.

 I prossimi mesi saranno molto impegnativi su molti fronti, impegni della politica italiana ed europea in modo particolare con le elezioni europee in un momento di populismo e sovranismo imperante e molto molto pericoloso.

Ma ci saranno altri impegni importanti, quelli delle crisi industriali anche e soprattutto di questo territorio, vorrei citare in modo particolare la vertenza alla Lavinox di Villotta di Chions dove l’incapacità e la miopia di un gruppo industriale italianissimo come la famiglia Sassoli sta infierendo sull’agonia lavorativa di 120 addetti di una storica fabbrica. Ma dobbiamo purtroppo prendere atto che rischiamo un’altra “Ideal Standard” con l’Ilpea gomma di Zoppola. Delocalizzazione di importanti macchinari a est, le difficoltà del settore degli elettrodomestici e la proprietà di un fondo di investimento straniero ci riportano indietro dolorosamente di cinque anni.

Altro tema che sta facendo discutere molto è quello della sanità. La sanità pordenonese, virtuosa anche nei risultati di bilancio, ci fa preoccupare. In una situazione in cui manca personale infermieristico e non si trovano medici per sostituire quelli andati in pensione non abbiamo risposte precise dalla giunta regionale sulle conferme dei precari e sulle necessarie nuove assunzioni. E ancora non è decifrabile l’impatto che avrà “quota 100” sul personale della sanità. E su questi temi abbiamo chiesto unitariamente un incontro ai consiglieri regionali eletti a Pordenone scatenando le ire dell’assessore Riccardi. Pazienza. Un sindacato serio come la CISL deve interrogarsi, deve interrogare e poi deve incontrare i lavoratori del settore. Si chiama attività sindacale.

Però ci sono anche  degli spiragli di luce anche importanti. L’economia del territorio, pur non brillando come già detto prima, ha ancora un tessuto industriale di grande livello che speriamo di contribuire a difendere dalla competizione esasperata dei mercati.

L’Electrolux ci conforta nonostante le difficoltà del settore. Ha chiuso la fase che poteva rischiare di portarci ad una drammatica chiusura nel 2014 e investe in modo molto importante anche e soprattutto su questo territorio. Ma restiamo vigili, le insidie non sono finite.

Speriamo di non dover tornare a manifestazioni territoriali come quelle del 2014.

Speriamo invece che le manifestazioni siano come quelle belle ed allegre dei nostri ragazzi di una decina di giorni fa sul tema dell’ambiente. Manifestazioni che richiamano ad una consapevolezza maggiore dei rischi che corriamo su questo tema. “inutile guadagnare di nuovo la luna e perdere la Terra” diceva un ragazzo in piazza XX settembre a Pordenone.

Manifestazioni idealistiche ma innocenti anche se sicuramente non nate a caso soprattutto per quello che c’è dietro la piccola Greta Thumberg ma noi adulti dobbiamo prendere qualche esempio perché i giovani mantengono la vitalità del pensare l’impensabile. E scoccano la loro freccia direttamente sull’ambiente. Ci dicono che il mondo sta andando in pezzi, e che bisogna ripararlo prima che sia troppo tardi. Con questo atteggiamento i giovani fanno politica, anzi alta politica perché esprimono quell’idea di futuro che è l’alimento principale della politica stessa, quella bella. E se a questi giovani chiedessimo anche di fare sindacato? E se la smettessimo di fare i sindacalisti filosofeggianti e ricominciassimo a metterci in discussione con un po’ più di voglia di fare in senso costruttivo e con qualche idea nuova che i giovani potrebbero portarci? Vi comunico che la CISL di Pordenone ci sta provando. Il contatto con alcuni studenti l’ho già avuto e non ho trovato chiusura, anzi! Ho provato a chiedere cosa farebbero loro su alcuni temi (ovviamente solo alcuni per ovvi motivi anche di delicatezza) e hanno risposto con passione e con interesse. Ci stiamo lavorando e non mi espongo troppo ma qualche bella cosa la possiamo fare sul tema dei giovani insieme ai giovani. Il coinvolgimento dei giovani e delle donne troppo spesso viene considerato un tabù quando invece è una grande opportunità che dobbiamo cogliere.