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Un migliaio in piazza: «Parlate di fannulloni per nascondere i tagli»

Messaggero Veneto,
Pordenone, 25 LUGLIO 2008

Ieri la mobilitazione. Accuse a Brunetta: «Un ministro qualunque che fa il qualunquista»
La protesta del pubblico impiego. Riunione, corteo e vertice dal prefetto

di ELENA DEL GIUDICE

«Brunetta, fai la colletta per Berlusconi che arrivano i fannulloni». Un migliaio quelli in piazza ieri a Pordenone che si sono autoproclamati, ironicamente, “fannulloni”.

Sono i dipendenti della pubblica amministrazione, da quelli dei Comuni alla Provincia, dal Tribunale alle Entrate, dal Territorio, alla Sanità, prima riunitisi in assemblea al Grigoletti e poi, in corteo, fin dal Prefetto.

Un primo risultato la manovra di primavera del ministro Brunetta, il decreto legge 112, e d’estate con il decreto Tremonti, l’ha ottenuto: ha compattato sindacati e lavoratori contro decisioni che alcuni manifestanti hanno definito addirittura «persecutorie».

La protesta del comparto pubblico è iniziata ieri alle 10 all’auditorium del Grigoletti, letteralmente gremito. Qui hanno ascoltato gli interventi dei tre segretari regionali di categoria, Sandro Baldassi della Fp Cgil, Enrico Acanfora della Fp Cisl, Carlo Viel della Uil Fpl. Poi è stata la volta dei confederali provinciali, Emanuele Iodice Cgil, Renato Pizzolitto Cisl e Walter Tavian Uil.

«Il pubblico impiego – ha ricordato Pizzolitto – ha le regole più rigide del settore privato, per cui non abbiamo alcun timore di confrontarci». Tanto meno con un «ministro qualunque che viene a fare il qualunquista». Ministro per di più disinformato, Renato Brunetta, che «non sa che nel settore pubblico la malattia viene pesantemente penalizzata nei primi 15 giorni lavorativi, ovvero tre settimane – spiega una ministeriale. Tanto che se il medico prescrive dieci giorni, gli si chiede di aumentare a 15, proprio per evitare la decurtazione dello stipendio. Si fanno provvedimenti con un obiettivo, in realtà se ne ottiene un altro…».

La questione dei redditi è stata al centro dell’intervento di Emanuele Iodice il quale, citando le fonti, evidenzia i 2.500 euro di perdita di potere d’acquisto di salari e pensioni registrata negli ultimi anni, che sarà incrementata di altri 1.200 dalle misure recenti del governo». Ribadita la contrarietà ai tagli indiscriminati alla spesa pubblica, agli enti locali, all’università, e «a coloro che si ammaleranno. Si fa la campagna contro i “fannulloni” per nascondere i tagli reali agli stipendi».

Alla Regione si chiedono correttivi, anche sulla spinta delle dichiarazioni dell’assessore Elio De Anna, e si fanno i conti alle variazioni di bilancio: dei 40 milioni, 30 sono vincolati alle coperture contrattuali per il biennio 2007/2007, 5 per l’innalzamento della spesa farmaceutica, e i 5 rimanenti sono troppo pochi per potenziare i servizi, soprattutto territoriali.

Conclusa l’assemblea, i manifestanti si sono recati in prefettura dove una delegazione è stata ricevuta dal rappresentante del governo, Elio  Maria Landolfi. 

Infermieri allo stremo: «Non possiamo uscire? Obbligheremo i medici di famiglia a venire a domicilio» LE TESTIMONIANZE Gli infermieri? Sono un fiume in piena. “Cornuti e mazziati”, come si dice. Penalizzati una, due, tre, quattro volte. «Ci si ammala a fare questo mestiere. E che ti arriva? La decurtazione dello stipendio».
I provvedimenti? «Una str… megagalattica. La nostra vita? Richiami in servizio ad ogni piè sospinto, lavoriamo per un minimo stipendio, ci tolgono i riposi, i turni sono massacranti – racconta Elena, infermiera ospedaliera -. Se per disgrazia ti ammali e vivi sola, con l’estensione delle ore di reperibilità per la visita fiscale non puoi nè andare dal medico, nè in farmacia, nè a fare la spesa». «Vorrà dire – aggiunge Mariagrazia – che obbligheremo i medici di famiglia a venire a domicilio, visto che noi non possiamo uscire. O meglio, possiamo uscire ma non dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 19, e nelle altre ore l’ambulatorio è chiuso».
Penalizzazioni a raffica dai decreti. «Ad esempio il part time – spiega ancora Mariagrazia – può venire concesso a discrezione: se alla dirigenza sei simpatico, puoi sperare; in caso contrario, no. Prima di questa assurda norma, il part time veniva o meno concesso sulla base di indicatori oggettivi, come la percentuale di presenza di questo tipo di contratto. Adesso non è più così».
«Anche i permessi previsti dalla legge 104 (riconosciuti a chi assiste un familiare con handicap) sono ora concessi a discrezione della direzione, il che significa che se tu chiedi mezza giornata, ti possono concedere un’ora o nulla».
Le ingiustizie in camice bianco sono innumerevoli. Altro esempio: «Se sei di turno in reparto dalle 7 alle 14 o alle 15 o alle 16, perchè non è detto che tu sappia quando uscirai di lì, non ti viene riconosciuto il diritto di assentarti per andare in mensa. Solo ai medici è concesso che il vassoio arrivi in reparto».
Per non parlare della qualità dei presidi sanitari, sulla quale gli operatori molto hanno da eccepire. «Il malato è al centro dell’assistenza – ricorda Elena -, ma l’avvertenza impartita è: non più di tre cerotti. Se il materiale è scadente, il lavoro è doppio». E raddoppiano i disagi per i pazienti ai quali va cambiato l’ago della fleboclisi, perchè non supera il terzo giorno.
«Siccome non c’è tempo, tra un malato e l’altro, di lavarsi le mani, è stato distribuito un disinfettante tascabile, a base di alcol. Il cui risultato sulle mani nel lungo periodo lo verificheremo».
Infine, ma l’elenco potrebbe continuare, «a chi lavora in reparto non viene riconosciuta l’indennità di rischio biologico». In medicina, chirurgia, ecc. gli infermieri sono «Figli di un dio minore». (e.d.g.)