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Manca un vero progetto montagna

di Franco Colautti Segretario Generale Cisl Alto Friuli 

Gemona del Friuli, 28 gennaio 2009

Da non carnico affronto in punta di piedi la questione se il “monumento alla gerla” possa rappresentare o meno la comunità locale.

Certamente un impegno di denaro (pubblico) non indifferente in una fase economica delicata come questa per un’opera siffatta, dovrebbe consigliare perlomeno prudenza e ad affrontare un percorso di condivisione forte con il territorio di cui, ambiziosamente, intende ergersi a simbolo.

I simboli, si sa, sono stati storicamente teatro di polemiche e perfino guerre. Il loro compito è di unire, non di creare divisioni.

L’argomento, e l’ampia discussione conseguente, mi dà però l’occasione per intervenire sui temi di più ambio respiro che riguardano l’Alto Friuli.

La Cisl, con le sue Categorie, è impegnata quotidianamente ad affrontare le difficoltà delle imprese del Comprensorio. Alcune crisi hanno meritato l’attenzione della stampa, altre, ma non meno significative per i lavoratori e le famiglie coinvolte, si sono consumate e si stanno consumando in silenzio.

Una crisi dai contorni preoccupanti come dimostra non solo il quadro delle casse integrazioni, che ormai sebbene a rotazione, hanno coinvolto quasi 5.000 lavoratori, ma anche la quantità crescente di contratti a termine non rinnovati o il mancato turnover.

Di fronte ad una situazione del genere, come Sindacato ci stiamo muovendo con le forze politiche di maggioranza ed opposizione per cercare di approntare tutti gli strumenti necessari per superare il momento di difficoltà, ma anche per ridare complessivamente al territorio vitalità, efficienza ed attrattività.

Se sul primo fronte alcuni segnali stanno giungendo, rimane ancora molto da fare rispetto al secondo tema: quale futuro vogliamo per la nostra terra e le nostre comunità?

L’area montana della nostra regione rappresenta a tutt’oggi un elemento di criticità dell’economia in ragione della debolezza del tessuto economico e produttivo; del calo demografico costante accompagnato ad un progressivo invecchiamento della popolazione; della carenza di servizi alle persone e della fragilità ambientale del territorio.

Per tali ragioni, da tutti riconosciute, la “questione montagna” deve essere considerata una questione imprescindibile nella elaborazione e formulazione delle politiche di sviluppo, a tutti i livelli.
 Non è possibile immaginare uno sviluppo della regione che non passi attraverso lo sviluppo di “tutta” la regione.

Indispensabile, in tale contesto, è avviare con decisione un processo vero di semplificazione dei livelli decisionali, di condivisione degli obiettivi e di rafforzamento dei ruoli di regia sul territorio la cui attrattività passa anche attraverso strutture d’eccellenza come Agemont ed il Distretto dell’informatica, sui quali gravano ancora molti interrogativi. E’ tempo di conferme rispetto al ruolo di Agemont, di una realtà fondamentale per la ricerca e volano per far sì che un territorio difficile come la montagna diventi anche per i giovani un luogo interessante da vivere e ricco di opportunità.

Ma le risposte attese dalla Regione riguardano anche la questione dell’energia e degli elettrodotti: una partita che pare stagnare e che, tuttavia – e specialmente in un momento di crisi e per le aziende a forte consumo energetico come quelle dell’Alto Friuli e il loro indotto – è quanto mai cruciale.

Ineludibile è anche procedere nell’avviato processo di riforma del sistema delle autonomie locali. Le risposte che la Cisl dell’Alto Friuli chiede sono, infatti, trasversali, a partire da quelle che riguardano la stessa gestione del territorio, sul quale gravitano troppi soggetti con potere decisionale, che svolgono i medesimi compiti, con un aggravio di costi insostenibile.

Quello che piuttosto manca  è un vero progetto montagna, un “patto”, capace di dare slancio al comprensorio, alle sue imprese ed anche al turismo. Creare insomma un vero e proprio sistema a rete e di promozione, favorendo l’attuazione di iniziative tese a favorire ed incentivare la nascita di nuova imprenditorialità ed investendo nella formazione mirata di nuove figure professionali e di alte specializzazioni.

E’ indispensabile rafforzare la rete infrastrutturale materiale e immateriale per consentire una migliore qualità della vita, evitando così l’isolamento degli anziani e l’emigrazione dei giovani. Occorrono quindi politiche per la casa (le giovani coppie, la questione delle troppe case vuote) e per i trasporti (istituzione di servizi a chiamata, realizzazione di collegamenti con le frazioni); è improcrastinabile garantire a tutti l’accesso alla banda larga.

Timore abbiamo anche per la ricaduta sul territorio delle recenti manovre sulla scuola, i cui effetti non sono ancora completamente quantificabili, e per il persistere delle criticità del servizio postale.

Un contesto ambientale così fragile, ma anche così ricco di potenzialità per la sua bellezza, richiede infine l’adozione di serie politiche di salvaguardia.