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Immigrati in fila per imparare l’italiano

Sapere la lingua diventa obbligatorio: più di 100 iscritti al primo corso in città
L’OBIETTIVO «Oltre a lavorare gli stranieri devono puntare a integrarsi»
LA NOVITÀ – Soltanto così sarà possibile ottenere il permesso di soggiorno di lungo periodo
Alle lezioni, organizzate dall’Anolf nella sede dello Ial, partecipano soprattutto ghanesi

Imparare la lingua italiana per ottenere il permesso di soggiorno di lungo periodo: questa è la sfida da vincere per tutti i cittadini extracomunitari. E per raggiungere il traguardo, l’Associazione nazionale oltre le frontiere, in collaborazione con lo Ial, la Cisl e la Regione, ha organizzato un corso di italiano per oltre 100 immigrati in prevalenza di origine africana. La serie di lezioni è cominciata l’altro ieri nella sede dello Ial e permetterà a oltre 70 ghanesi e ad altri 30 immigrati provenienti da paesi come Nigeria, Liberia, India e Pakistan di ottenere la preparazione necessaria per superare con successo il test di lingua italiana di livello A2 del Qcer (Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue).
Il decreto ministeriale del 4 giugno 2010, infatti, entrato in vigore lo scorso 9 dicembre, prevede che i cittadini extracomunitari in Italia da almeno 5 anni – che abbiano compiuto 14 anni e già titolari di un permesso di soggiorno valido – debbano superare il test per ottenere il rilascio dell’ex carta di soggiorno. Prima di far partire i corsi, è stata fatta un’accurata selezione per individuare coloro che avevano le lacune più gravi. Molti immigrati, infatti, nonostante siano in Italia anche da una decina di anni, riscontrano ancora gravi difficoltà di comprensione ed espressione della lingua.
«Il nostro obiettivo – spiega Marhian Bissila, co-presidente dell’Anolf Cisl di Udine – è di rendere gli immigrati autonomi e protagonisti del loro futuro. Questo corso si differenzia da tutti gli altri, perché, oltre a 5 insegnanti, ci saranno anche 5 mediatori culturali per aiutare gli immigrati ad apprendere sia la cultura sia la lingua italiana. Il mondo sta cambiando – continua – e i cittadini stranieri devono capire che è fondamentale per il loro avvenire conoscere in modo soddisfacente la lingua del paese in cui vivono. Molti di loro, fino a oggi hanno vissuto soltanto per lavorare, senza preoccuparsi dell’integrazione. Ma adesso, anche per l’effetto del nuovo decreto, devono impegnarsi di più e affrontare un corso che permetta loro di imparare l’italiano».
Le richieste sono numerose tanto che, a partire da fine febbraio, quando terminerà la prima serie di lezioni, comincerà un nuovo corso, questa volta dedicato soprattutto agli ucraini e ai kosovari. Gli immigrati dovranno sostenere il test per il rilascio del permesso di soggiorno di lungo periodo, organizzato dalla Prefettura, per via telematica, ma, su richiesta, potranno svolgerlo anche per iscritto.
Renato Schinko

Una mano anche alle badanti dell’Ucraina
Il secondo ciclo
Fare la badante senza sapere una parola di italiano. E’ questa la condizione in cui si trovano molte donne provenienti soprattutto dall’Ucraina. Ma ora l’Anolf è pronto a rispondere, per la prima volta, anche a questa esigenza. Dopo il corso di italiano per immigrati africani, allo Ial, a partire dal prossimo febbraio, sempre grazie al finanziamento della Regione, partirà anche un ciclo di lezioni dedicato ad altri gruppi di stranieri.
«Cerchiamo di aiutare tutte le etnie – spiega Marhian Bissila, co-presidente dell’Anolf-Cisl –, perché sono molti gli immigrati in difficoltà con la lingua italiana». E aggiunge: «In particolare, le badanti, soprattutto di origine ucraina, svolgono un lavoro molto delicato, perché sono a stretto contatto con persone sofferenti. Spesso, quando arrivano in Italia, non sanno nemmeno una parola della lingua locale e hanno serie difficoltà a comunicare. Bisogna aiutarle a inserirsi meglio nel contesto sociale in cui vivono».
Il test di lingua italiana di livello A2 per il rilascio del permesso di soggiorno di lungo periodo può essere svolto per via telematica. «Ma – osserva Bissila – poche badanti sanno usare il computer e proprio per questo, durante il corso di italiano, qualche ora sarà dedicata pure all’insegnamento dell’informatica di base». Il risultato del test sarà inserito nel sistema informativo del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno. Gli immigrati che non dovessero superare la prova potranno anche ripeterla. «Gli immigrati – conclude Bissila – devono comprendere che conoscere la lingua italiana è necessario per il loro futuro e per la loro realizzazione in un mercato del lavoro sempre più difficile». (r.s.)