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Florean: «Ospedali, rischiamo di pagare solo noi»

Pordenone ha detto sì agli ospedali riuniti mentre il Friuli orientale e l’Isontino alzano le barricate.
E’ bastata l’ipotesi anticipata dall’assessore regionale Valdimir Kosic di chiudere i punti nascita di Latisana e Gorizia e subito la politica è insorta a difesa dei propri servizi. Così le “Linee di gestione 2011” sono state ritirate.
Pordenone, sinora, ha dato il buon esempio, ma è rimasta sola. «Se vale la logica della responsabilità dei territori – ha detto in proposito Paolo Florean, della Cisl – allora deve valere per tutti. Non è possibile che appena si ipotizza una riorganizzazione in altre aree della regione tutto si blocchi».
Il progetto degli ospedali riuniti, che parte a gennaio, non prevede tagli di servizi o ospedali, almeno non fino alla fine del 2012. La fase di sperimentazione altro non sarà che una riorganizzazione, con il trasferimento all’azienda Santa Maria degli Angeli di Pordenone di tutte le funzioni ospedaliere (quindi anche dei presidi di Spilimbergo, Maniago San Vito) per lasciare la gestione del territorio all’Ass 6.
E’ chiaro, però, che, una volta terminata la sperimentazione – che prevede tra le altre cose la creazione di due poli della riabilitazione, uno a Sacile (integrato con la medicina) e uno a San Vito-Spilimbergo – qualche taglio o ridimensionamento, sul territorio provinciale, potrebbe esserci. E se da parte degli altri territori si alzano steccati non è escluso che a pagare sia di nuovo il Pordenonese.
Un esempio? Il punto nascita di Latisana, in termini di numeri, è in linea con quello di San Vito, come ha rilevato il capogruppo in consiglio regionale del Pdl, Daniele Galasso. Perché allora chiudere Latisana e non San Vito, comincia a chiedersi qualcuno? «Senza rivedere il piano materno infantile, così come quello della riabilitazione o dell’emergenza – ha evidenziato Florean – non è possibile tagliare servizi. Non possiamo dire a oggi che Pordenone rischi ma viene da chiedersi, però, come mai proprio Pordenone scelga la via della responsabilità mentre gli altri territori alzano le barricate e tutto si ferma».
Due pesi e due misure, che potrebbero valere anche in tema di riequilibrio delle risorse. Dati alla mano – ad analizzarli è stata la Regione stessa – la sanità triestina pro capite supera quella pordenonese di circa 400 euro. «Per riequilibrare le risorse bisogna togliere da una parte – evidenzia Florean -. Ci saranno barricate anche là? E come finirà?». Il riequilibrio, poi, ha bisogno di tempi certi o rischia di non portare i risultati sperati. «Se, come si dice, la ridistribuzione delle risorse dovesse avvenire in dieci anni – analizza il sindacalista – rischieremmo di vanificare i benefici. L’aumento della spesa pro capite sarebbe di 40 euro l’anno in più, troppo pochi».