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«Stop alla spoliazione di Gorizia»

L’INTERVISTA: Parla il segretario della Cisl
Brusciano: «È un capoluogo: basta tagli di uffici e servizi»
Il Conference center deve essere sfruttato meglio e di più per diventare una risorsa per la città

di FRANCESCO FAIN

Mettere fine all’erosione di uffici, servizi, specialità che sta colpendo Gorizia. È un appello forte quello che lancia il segretario provinciale della Cisl Umberto Brusciano in quest’intervista. Non nasconde la sua preoccupazione per gli ultimi (penalizzanti) ridomensionamenti. Brusciano, il ruolo di Gorizia capoluogo si sta svuotando sempre più. Che fare?
Questa è una domanda aperta che andrebbe girata prima di tutto all’amministrazione comunale e alle istituzioni in generale: spetta, infatti, a loro individuare le strategie sulla città e soprattutto gli strumenti per porle in atto. Per quanto ci riguarda, riteniamo che Gorizia abbia ancora molte potenzialità da sfruttare, dalla sua collocazione geografica al tessuto produttivo che può ancora dare molto specialmente nel comparto manifatturiero e nella logistica.

La presenza dell’Arpa è a rischio. Quali altri servizi importanti sono stati trasferiti o stanno per trasferirsi?
Stiamo purtroppo assistendo allo smembramento degli uffici pubblici sul territorio: un depauperamento, mascherato dietro una sorta di razionalizzazione, che lo Stato sta portando avanti e che va ad aggravare una situazione territoriale già complicata, svuotando la provincia e mettendo a rischio ulteriori posti di lavoro. Penso ad esempio ai presìdi della Banca d’Italia che sono stati cancellati o all’ipotesi, fortunatamente scongiurata, della chiusura dell’Arpa, contro cui ci siamo spesi molto, alla ricorrente voce fortunatamente infondata di chiusura del carcere e Tribunale.

La crisi quanti posti di lavoro metterà a repentaglio?
Dipende da come la situazione si evolverà. Quel che invece è certo è che ad oggi resta alta la tensione occupazionale e produttiva della nostra provincia, come ci confermano i numeri sulle ore di cassa integrazione, che segnano tra l’altro un forte incremento della cig straordinaria ed il coinvolgimento, accanto agli operai, anche degli impiegati. Sono cifre che ci preoccupano.

Non le sembra che le istituzioni siano sin troppo silenziose sull’argomento?
Le istituzioni dovrebbero maggiormente agevolare, per la parte che compete loro, lo sviluppo del tessuto produttivo, attraverso, ad esempio, una efficace azione di marketing territoriale, offrendo servizi come lo sportello unico per le imprese, facilitando i percosi e le procedure burocratiche, che sono poi le leve per rendere attrattivo il territorio. Tuttavia, è altrettanto vero che a questo sviluppo debbono concorrere anche altri soggetti, e non solo le istituzioni: penso ai rappresentati economici, che dovrebbero svolgere un ruolo più incisivo, soprattutto in questo momento storico. Occorre fare quadrato con responsabilità, per mantenere i nostri siti produttivi e renderci interessanti anche puntando sulle produzioni ad alto valore aggiunto. Resta poi la necessità, in questo contesto, di dare concretezza a quel Patto di sviluppo territoriale, che ormai più di sei anni fa abbiamo sostenuto, e che oggi manca di forza propositiva: non possiamo permetterci di rimanere a guardare la crisi.

Gorizia, cosa farà da grande? Che vocazione ha: universitaria, turistica, commerciale?
In realtà Gorizia ha e può avere più di una vocazione: l’importante è che si mettano in campo tutti quegli strumenti – Piani regolatori, leve di attrazione industriale, circuiti turistici – in grado di valorizzarle appieno. Ma ci vuole una strategia precisa.

Conference center: non le sembra che una tale realizzazione si stia rivelando uno spreco? Dove sono le delegazioni dei diplomatici?
Quella del Conference center è una questione che parte da lontano, se non ricordo male voluta dall’amministrazione comunale quando ancora era sindaco Valenti: capita spesso di subordinare la progettazione agli incentivi, senza pensare invece a come mantenere la struttura realizzata. Questo è quello che è accaduto con il Conference center. L’auspicio è che al di là della costruzione, oggi si possa portare attività di valenza internazionale che renda la gestione economicamente compatibile e che porti visibilità alla città.

Condividete il progetto del centro commerciale integrato nell’area del mercato coperto? Non ritenete che con il passare del tempo l’altro centro commerciale (quello da realizzarsi in via Terza Armata) rischia di essere un buco nell’acqua?
Al di là della condivisione o meno di questo progetto specifico, il problema vero è quello di creare le condizioni, da un parte, per far convivere la notevole presenza di centri commerciali sullo stesso territorio e, dall’altra, per rivitalizzare il centro storico cittadino che si sta sempre più spegnendo. Anche rispetto a questo bilanciamento andrebbe dunque individuata una strategia, che poi si inserisce in quella più ampia di un rilancio dell’intera città di Gorizia.

Altri temi all’ordine del giorno del sindacato e della Cisl in particolare sono le differenze fiscali con la Slovenia e la vertenza della Carraro, molto sentita in città e che coinvolge decine e decine di lavoratori a difesa del proprio posto di lavoro. La posizione del segretario provinciale della Cisl su entrambe le tematiche è assolutamente molto chiara.

Brusciano, come si può vincere la concorrenza con la Slovenia? La fiscalità ”di là” è assai più vantaggiosa che ”di qua”. Cosa si può fare concretamente?
Quello che è stato ieri per noi, oggi è per la Slovenia: quello che possiamo fare è muovere le leve che abbiamo a disposizione per essere altrattanto competitivi: ad esempio snellire la burocrazia, attirare nuove attività economiche ed industriali puntando sul nostro vantaggioso posizionamento geografico. Certo, resta un problema di concorrenza che va risolto, sentito specialmente nel settore dell’autotrasporto, come conferma la chiusura anche nel nostro territorio di molte ditte. Ma questo è un problema che va risolo non solo facendo appello alle nostre capacità imprenditoriali, ma soprattutto in chiave internazionale, sollecitando una regolamentazione ed omogeneizzazione normativa da parte dell’Unione Europea. 

Carraro: a che punto siamo con la vertenza sindacale? È fiducioso?

Stiamo cercando, con il concorso di tutti, di superare l’ipotesi della chiusura e di mantenere in loco il sito produttivo.

(da Il Piccolo del 16 maggio)