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SCUOLA NEL CAOS: IN PROVINCIA DI UDINE MANCANO QUASI 700 INSEGNANTI.

A quasi due settimane dalla riapertura, cattedre vuote, incertezze e malumori. Cgil-Cisl-Uil: “Grave soprattutto la situazione del sostegno, con 400 posti vacanti tra infanzia e primaria”

Bambini fragili lasciati ancor più soli: a campanella suonata da due settimane, mancano all’appello centinaia di docenti, tra cui moltissimi insegnanti di sostegno, fondamentali per garantire il diritto allo studio agli studenti con disabilità o difficoltà di apprendimento. Parliamo di numeri a tre cifre, perché nelle scuole della sola provincia di Udine gli insegnanti di sostegno che mancavano alla conta, alla fine della scorsa settimana, erano quasi 400. “Una situazione insostenibile e vergognosa– tuonano i segretari territoriali Natalino Giacomini (Cgil), Renata Della Ricca e Maurilio Venuti (Cisl) e Luigi Oddo (Uil) – a cui va data immediata riparazione. Il ritardo accumulato non ha giustificazioni e rischia di compromettere l’anno scolastico per tantissimi bambini e ragazzi in difficoltà”.

I problemi in cui versa la scuola friulana, tuttavia, non riguardano solo (e già questo basterebbe) gli insegnanti di sostegno, ma tutto il personale docente, dopo il caos dei giorni scorsi con le graduatorie, peraltro ancora in corso. “È assurdo – commentano ancora i sindacati – che in sei mesi di tempo a disposizione, il Ministero da una parte e l’Ufficio scolastico regionale dall’altra abbiano potuto commettere un simile pasticcio, il cui conto sarà pagato dal personale della scuola e da tutta la collettività. Senza contare – prosegue la nota unitaria di Cgil, Cisl, Uil – della gravissima situazione in cui si verranno a trovare i precari assunti in virtù del Covid: una volta cessata l’emergenza pandemica, infatti, potranno essere allontanati dal loro incarico senza avere diritto alla disoccupazione. Quanto alla situazione del personale e al caos graduatorie in provincia, sono i numeri a parlare. Stando a venerdì scorso, risultavano ancora da assegnare 389 insegnanti di sostegno, di cui 55 nella scuola dell’infanzia, 153 nella primaria, 98 nella secondaria di 1° grado e 83 nelle scuole superiori, e altre 369 cattedre a orario intero, di cui 30 nella scuola dell’infanzia, 62 nella primaria e 277 nelle superiori. In tutto, quindi, 658 posti, di cui più della metà di sostegno, a cui vanno aggiunti 300 incarichi a orario ridotto, i cosiddetti spezzoni, e l’intero contingente Covid, che per la sola provincia di Udine comprende circa 300 insegnanti e 450 Ata. In media, e al netto dei ritardi nella ripartizione del contingente Covid, a ciascun istituto del nostro territorio mancano ben 15 docenti e per gli Ata si registrano problemi analoghi, con tanti posti ancora scoperti e la confusione che regna sovrana.

Si è dunque concretizzata una falsa ripartenza e un tangibile fallimento, considerato che l’impegno assunto dalla ministra, e per la loro quota parte dagli uffici scolastici regionali, era di terminare le operazioni di reclutamento entro l’inizio delle lezioni. Insomma, bollino rosso per la scuola, con i Sindacati che premono per una soluzione. La tensione è in aumento e coinvolge lavoratori e famiglie. Il senso di responsabilità che ha sin qui contraddistinto le categorie Cgil, Cisl, Uil, che non hanno finora proclamato astensioni dal lavoro, pur raccogliendo le istanze culminate con la mobilitazione nazionale del 26 settembre (“Priorità alla scuola”), non significa un’apertura di credito infinita nei confronti del Governo e dell’amministrazione scolastica. “Nessun ulteriore indugio sarà concesso – concludono i segretari confederali udinesi – e siamo pronti a sostenere ogni nuova forma di mobilitazione che sarà attuata dalle categorie, se decideranno di alzare l’asticella della protesta. Non solo per tutelare lavoratori della scuola, ma in nome della scuola pubblica e del diritto all’istruzione».